Di Luciana Benotto

L’ungherese Emma Orczy (1865-1947), nota scrittrice di gialli, fu anche l’autrice della fortunata serie di cappa e spada dedicata all’eroe senza macchia e senza paura che lei battezzò Primula rossa. Il primo romanzo della saga composta da dodici volumi, intitolato propriamente così, negli ultimi anni è stato rieditato da alcune case editrici, tra cui Feltrinelli nel 2020. Si tratta di un personaggio che ha fatto sognare le nonne ed anche le mamme delle lettrici e dei lettori che non sono più nella verde età; questo però non significa che non possa piacere anche alle giovani e ai giovani che hanno un animo romantico.

La storia comincia nel 1792, esattamente a Parigi nel periodo del Terrore, che vede ogni giorno tanti aristocratici arrestati, processati in maniera sommaria e poi ghigliottinati in Place de la Concorde. Questi ultimi cercano in tutti i modi di sottrarsi al tristo destino fuggendo dalla capitale, di solito travestiti da servi o da straccioni, ma la caccia instancabile che gli si fa, certo non li facilita, e i più non ce la fanno. Uno dei loro infaticabili persecutori è lo spietato Chauvelin, un uomo di bassa statura (in tutti i sensi) e dagli occhi volpini, che è il principale agente del Comitato di pubblica sicurezza. Egli vuole ostinatamente arrestare gli accoliti della Primula rossa, ma soprattutto lei o, meglio, l’aitante e scaltro inglese che osa sfidare e prendere in giro la Repubblica francese rendendo possibile la fuga di diversi nobili, talvolta di intere famiglie, facendole approdare oltremanica, dopo aver lasciato come firma delle sue spericolate beffe, il piccolo fiorellino scarlatto.

Nel romanzo compare altresì la bellissima (e come non potrebbe) Marguerite, una giovane che all’apparenza si dimostra frivola e interessata solo a brillare in società, e che quindi assomiglia alle solite svenevoli dei romanzi dell’epoca, ma che poi si rivela un personaggio letterario raffigurante la donna intrepida e appassionata.

L’intento della Orczy nella sua opera fu senz’altro quello di ridicolizzare il crudele e sanguinario zelo francese in contrasto con il coraggio e la scaltrezza inglese. E questo suo parteggiare per la nobiltà, di certo fu dovuto al fatto che era la figlia di un barone, un uomo di cultura, compositore, nonché diplomatico a Vienna alla corte dell’imperatore Francesco Giuseppe. Inoltre, la giovane Emma, che visse la sua giovinezza nell’opulenza della casa natale di Tarna, di sicuro non poté dimenticare, sebbene fosse molto piccola, lo spavento causatole dall’incendio alla proprietà provocato dai contadini furibondi perché il barone suo padre cercava di introdurre dei macchinari per ammodernare la produzione agricola, avvenimento questo, che obbligò la famiglia a lasciare la residenza per sistemarsi a Budapest. Questa violenza le fece vedere i popolani come gente feroce e di cui avere timore; pertanto, si può ipotizzare che quello spavento possa aver fatto nascere in lei l’idea dell’eroe che con abili travestimenti riesce a sfuggire alla furia giacobina. Un romanzo datato, ma scorrevole nella traduzione di Giancarlo Carlotti, che può far trascorrere piacevolmente il tempo appassionandosi alle avventure dell’affascinante protagonista

I miei romanzi storici li trovate nelle librerie Mondadori, Feltrinelli, Hoepli, Rizzoli, indipendenti e on line.

A giugno uscirà un mio nuovo romanzo storico…