La poesia “Agonia” di Giuseppe Ungaretti è una meditazione sulla vita e sulla morte, espressa con una brevità che colpisce tanto quanto la sua profondità. Con poche parole, Ungaretti riesce a trasmettere l’essenza del trapasso, paragonandolo al volo finale e disperato degli uccelli, simboli della libertà in natura.

Ungaretti ci offre un’immagine potente con le allodole che muoiono “assetate / sul miraggio”, evocando la triste realtà dell’inganno delle apparenze e l’inarrestabile desiderio di raggiungere ciò che è inafferrabile. Le allodole, esemplari nell’arte del volo, vengono tradite dalla loro stessa natura nella ricerca di una speranza illusoria, una metafora dolorosa della condizione umana.

Il destino della quaglia, che “passato il mare / nei primi cespugli / perché di volare / non ha più voglia”, parla di una resa, del desiderio di trovare riposo dopo una lunga lotta. Questo uccello, dopo il viaggio estenuante attraverso il mare, si arrende al primo ostacolo, forse per stanchezza o forse perché ha perso ogni motivo per continuare.

La poesia si conclude con una dichiarazione di intenti, un rifiuto del “vivere di lamento / come un cardellino accecato”. Qui Ungaretti distilla il suo messaggio più intenso: la vita non deve essere una serie di lamentele e dispiaceri, ma dovrebbe essere vissuta con la stessa intensità e il desiderio di libertà che gli uccelli dimostrano nel loro volo.

In “Agonia”, Ungaretti tocca temi universali con un linguaggio che è essenziale ma saturato di significato. La sua abilità nel trasformare un momento di riflessione in una visione estesa della vita è quello che rende questa poesia un capolavoro. La scelta delle immagini e la loro disposizione nel testo mostrano la maestria del poeta nel creare una tensione emotiva che sfocia nella rivelazione, portando il lettore a contemplare l’inevitabilità della morte e la bellezza effimera della vita.

Agonia di Ungaretti
Morire come le allodole assetate
sul miraggio

O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perchè di volare
non ha più voglia

Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato