Una strana gioia di vivere, di Sandro Penna, recensione di Elvio Bombonato

Come è forte il rumore dell’alba!
Fatto di cose più che di persone.
Lo precede talvolta un fischio breve,
una voce che lieta sfida il giorno.
Ma poi nella città tutto è sommerso.
E la mia stella è quella stella scialba
mia lenta morte senza disperazione. 

(“Una strana gioia di vivere” 1949-55)

Dopo l’incipit, una sinestesia (udito/vista), troviamo lo slogan della CONAD rovesciato: “Fatto di cose più che di persone”. 

Commentò Giacomo Debenedetti nel 1959 (“Poesia italiana del ‘900”, Garzanti):  “L’alienazione è vivere per fini che non ci appartengono, lavorare per i profitti, guadagni e risultati che non coincidono col nostro vantaggio morale o materiale di individui. 

Alienazione è l’essere trasformati in mezzi, in strumenti, è spossessarci dei nostri fini, per un ricatto o economico o sociale…  Il luogo per eccellenza di alienazione è la città: dove l’uomo , ubriacato da una corsa e da una febbre dietro fini non suoi, subisce il ricatto della società che lo abbindola con falsi piaceri standardizzati, con i mezzi e le risorse di un falso benessere standardizzato”.