Tu la notte io il giorno
così distanti e immutevoli
nel tempo
così vicini come due alberi
posti uno di fronte all`altro 5
a creare lo stesso giardino
ma senza possibilità di
toccarsi
se non con i pensieri.
Tu la notte io il giorno 10
tu con le tue stelle e la luna
silenziosa
io con le mie nuvole ed il
sole abbagliante
tu che conosci la brezza 15
della sera
ed io che rincorro il vento
caldo
fino a quando giunge il
tramonto. 20
I rami divengono mani
tiepide
che si intrecciano
appassionate
le foglie sono sospiri 25
nascosti
le stelle diventano occhi di
brace
e le nuvole un lenzuolo che
scopre la nudità. 30
La luna e il sole sono due
amanti rapidi e fugaci
e non siamo più io e te
siamo noi fusi insieme
nella completezza della luce 35
fioca
ondeggiante come la marea
in eterna corsa…
So cosa significa amore
quando il giorno muore. 40

ANTONIA POZZI.

La poesia è fondata sul contrasto, ossimoro e antitesi, già dal titolo, in cui curiosamente i ruoli sono capovolti: nella tradizione classica la luna è femmina (Selene) e il sole maschio (Apollo). Alcune immagini/metafore sono memorabili e icastiche, per originalità ed efficacia. Al solito è scritta come fosse una corsa in salita, con l’aumento della tensione, fino alla spasmodica Spannung finale.

  • v. 2/4: istanti/vicini: antitesi.
  • v. 4/6: i due alberi del giardino: metafora. Bella la posizione: di fronte, si guardano.
  • v. 8: senza toccarsi: se non erotismo, almeno fisicità. Le poesie della Pozzi non sono eteree; anche se puntano all’altezza e all’ascesi, partono sempre da una chiara fisicità, corporeità, propria e degli altri. La Pozzi non teme il pericolo di “sporcarsi”: è uno degli aspetti della sua modernità.
  • v.9: con i pensieri: forse di qui nasce l’ipotesi che la poesia sia platonica, l’amore astratto; oppure onirica: l’amore sognato (tema frequente nella Pozzi; vedi le poesie sul bambino sognato, quello che avrebbe voluto da Cervi: un topos).
  • v.10: anafora: mot-clé (titolo). Leitmotiv ricorrente in ossimoro. Al v. 31 ripresa: luna e sole.
  • vv:12 e segg.: sinestesie: vista (buio/abbagliante in antitesi), udito (brezza/vento; rami/foglie, quasi in climax ascendente), tatto (le mani).
  • v.21: mani tiepide (riprende il vento caldo, sopra); che si intrecciano: fisicità corporea: appassionate (l’amore, per inferenza).
  • v.25: foglie/sospiri: calco: nella poesia stilnovista il sospirare è il modo in cui il poeta manifesta, suo malgrado, l’innamoramento: Dante “Tanto gentile e tanto onesta pare”, l’ultimo verso: “sospira”.
  • vv.26/27: stelle brace. accentuato cromatismo: rosso/fuoco l’amore. Ascesa.
  • vv.28/29: nuvole lenzuola nudità (il bianco implicito nelle tre parole, quasi un climax): l’erotismo (nudità scoperte a letto) non “sporca” l’ascesi, anzi la connota.
  • vv.30/34: la luna e il sole: tu e io: amanti rapidi e fugaci (dittologia sinonimica petrarchesca) effimero; subito dopo fusi (antitesi).
  • vv.35/36: luce fioca (attenua) ma ondeggiante (ossimoro): il rapporto d’amore (se è vero che la Pozzi mai fece l’amore, lo conosce in modo solo immaginato).
  • v.37: la marea, il cui movimento potrebbe richiamare l’amplesso; in eterna corsa: l’affanno (il respiro?).
    – v.39/40: rima amore/morte: Eros e Thanatos, altro topos dai greci a Freud (istinto di vita e istinto di morte: la vita della Pozzi dai 17 anni fino al suicidio a 26).

La lirica è fatta di metafore: a cominciare dal titolo, ripreso in anafora; i due alberi, il giardino, stelle/luna (freddezza) luce abbagliante (calore: l’innamorata dei due è lei: lui potrebbe essere Dino Formaggio, l’ultimo innamoramento. Alcuni hanno ipotizzato nel suo respingimento la causa, solo finale/pretesto, del suicidio: Cervi?): brezza/lui, vento caldo/lei: di nuovo la differente intensità dell’innamoramento; rami/mani: la forza del contatto che vorrebbe essere totale; foglie/sospiri nascosti: non palesati: stelle/occhi di brace (calco: Caronte: Inferno dantesco): nuvole/lenzuola; fusi: più che platonico mi pare erotico, più che congiunti, compenetrati, fino a non più distinguere il corpo dell’uno e dell’altra (Klimt); ondeggiante marea: a parer mio metafora dell’amplesso.
Tutta la poesia è caratterizzata dall’antitesi stasi (di lui) moto (di lei): quasi lei lo inseguisse per convincerlo.

Vedi due commenti non miei, perspicaci, riportati sotto:
 la notte e il giorno che par non si incontrino mai, eppure in questo rincorrersi è l’amore. La luna e il sole, io e te, un incontro desiderato e impossibile.
 Bellissimo autoriconoscimento lirico nell’alterità dell’amato: “Tu la notte io il giorno”. La possibilità di prendersi e legarsi solo attraverso il proprio sfinimento, la rinuncia a una parte di sé per fondersi insieme nell’idea più che nella reale concretezza. Come insegna Natura, che dona moltissimo ed altrettanto sottrae con pena, non risparmiando mai gli esseri ipersensibili: “[…] So cosa significa amore / quando il giorno muore”.