TikTok, Meta e Twitter non riescono ad arginare bot e disinformazione, usati per destabilizzare le elezioni e per acuire i conflitti etnici

Dimostranti per la libertà di espressione in NigeriaKOLA SULAIMON/AFP VIA GETTY IMAGES
Wired Italia

L’aumento dell’uso degli smartphone e una maggiore disponibilità di connessioni a internet sta causando una pericolosa diffusione di fake news in Africa. Nella prima metà del 2022 decine di campagne sui social media hanno divulgato milioni di post intenzionalmente falsi e fuorvianti che stanno provocando rivolte e omicidi negli stati africani. L’assenza di una moderazione dei contenuti, costante e dettagliata come quella presente in Occidente, ha fatto sì che applicazioni come FacebookTwitterYouTube, WhatsApp e TikTok siano diventate strumenti di propaganda. Influencer e politici malintenzionati sfruttano le piattaforme per istigare violenze nel mondo reale. Senza un rigido controllo, stanno riuscendo nel loro intento.

TikTok e le elezioni in Kenya

Il 9 agosto 2022 in Kenya si sono svolte delle importanti elezioni politiche per la nomina del presidente e dei parlamentari delle due camere nazionali. In vista del voto, le piattaforme di social media nel paese sono state popolate soprattutto da disinformazione politica secondo un recente report dell’organizzazione non-profit Mozilla Foundation. Mentre le piattaforme più mature come Facebook e Twitter operano un maggior controllo sulle fake news, a preoccupare è TikTok: la sua influenza è stata ampiamente sottovalutata secondo i ricercatori e i post presenti sulla piattaforma hanno favorito l’inizio di scontri violenti fra diverse fazioni politiche. Oltre il 60% degli utenti keniani di età compresa tra 16 e 64 anni utilizza TikTok ogni mese.

Un’analisi di circa 130 video, che sono stati visti collettivamente oltre 4 milioni di volte, indica che TikTok è diventato un mezzo di comunicazione rilevante per la disinformazione relativa alle elezioni keniane. Le clip analizzate da Mozilla Foundation sono state complici nei tentativi di alimentare tensioni etniche e manifestazioni aggressive. In risposta al rapporto, TikTok ha rimosso i video segnalati da Mozilla Foundation che l’azienda proprietaria ByteDance ha ritenuto in violazione delle sue linee guida, ma molti keniani temono l’incremento di violenze e ripercussioni prima e dopo il voto. “Le fazioni opposte si concentreranno sulla creazione di un’immagine dell’avversario come minaccia esistenziale alla stabilità e alla sicurezza”, si legge nel documento, intitolato Da app per ballare alla politica mercenaria: come la disinformazione su TikTok accende le tensioni politiche in Kenya

La piattaforma social ha affermato di avere rafforzato la moderazione dei contenuti in lingua swahili, ma non ha fornito dettagli sul numero di moderatori in altre lingue ampiamente parlate in Kenya, come il kikuyu e il dholuo. Gli autori di fake news e i vlogger che postano video incitanti alla violenza utilizzano lo stratagemma di alternare le lingue, parlando con i dialetti solo per le minacce così da non correre il rischio di essere scovati dai moderatori e bannati. I problemi non sono terminati con l’arrivo dei risultati: la Corte Suprema del Kenya deve decidere sul risultato controverso delle elezioni presidenziali di questo mese, durante il quale il sito web della commissione è stato probabilmente violato.

Le fake news dall’Italia

Anche in Nigeria la disinformazione sta provocando proteste e rivolte sanguinoseUn’indagine della Bbc ha scoperto una rete di separatisti nigeriani che vivono fuori dal paese e che usa i social media per invocare la violenza e incitare all’odio etnico contro gli oppositori dell’indipendenza del Biafra. In particolare un’utente nota come Omote Biafra è al centro delle campagne di disinformazione che stanno provocando scontri nella nazione africana. La donna, il cui vero nome è Efe Uwanogho, afferma di essere residente in Italia. Sul suo account Facebook l’indirizzo è indicato come Noventa Padovana, in provincia di Padova. Dal suo profilo pubblica video in cui chiede ai connazionali residenti in Nigeria di “attaccare e decapitare chi si oppone all’indipendenza del Biafra”, come riporta il sito inglese. Gli scontri nella regione a sud del paese hanno provocato almeno dodici morti nelle ultime settimane.

Uwanogho si definisce una guerriera sui social media per conto del gruppo separatista noto come Indigenous People of Biafra (Ipob). L’articolo della Bbc spiega che la donna opererebbe dall’Italia per restare al di fuori dalla portata delle autorità nigeriane. In Nigeria Ipob è stato bandito e indicato un gruppo terroristico. In seguito a una fake news diffusa sui gruppi Whatsapp nigeriani, due poliziotti, accusati falsamente di essere gli assassini di alcuni cittadini del Biafra, sono stati uccisi nel giorno del loro matrimonio.

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In Italia abbiamo un problema con la propaganda russa

Da un lato c’è l’ingerenza di Mosca nel dibattito pubblico. Dall’altro una caccia alla strega che bolla come filo-Putin qualsiasi voce che non sia conforme alla narrazione mainstream

Oltre a un numero limitato di moderatori capaci di conoscere i dialetti africani, i social media in Africa devono fare i conti anche con bot e deepfake, usati per manipolare l’opinione pubblica. I bot di Twitter rappresentano oltre il 20% degli influencer in paesi come il Lesotho e il Kenya: per questo motivo, gli esperti politici a conoscenza della particolare situazione africana suggeriscono alle aziende tecnologiche di rafforzare al più presto il percorso verso un’efficace moderazione. In caso contrario, le fake news alimentate dai social media e dalle app di messaggistica rischiano di diventare un problema letale nel continente.

da: https://www.wired.it/article/africa-fake-news-rischi/