Giuseppa Iolanda Menichelli, in arte Pina Menichelli, nacque a Castroreale (ME) il 10 gennaio 1890. Appartenente ad un’importante dinastia di attori teatrali (suo antenato era il comico settecentesco Nicola Menichelli), Pina cominciò a calcare le scene ancora bambina; il suo debutto ufficiale, però, avvenne nel 1907 nella compagnia teatrale di Irma Gramatica.

In quel periodo, la nuova arte doveva al teatro i suoi migliori talenti. Pina fu proprio una di quelle attrici che dal teatro passarono al cinema: cominciò con la Cines di Roma, dalla quale fu scritturata nel 1913.

Bionda, grandi occhi azzurri, non alta ma slanciata, Pina avrebbe avuto tutte le carte in regola per interpretare donne di purezza quasi angelica. L’industria cinematografica del tempo, invece, seppe sfruttarne il raro connubio tra bellezza raffinata ed espressività sanguigna per trasformarla nella tipica femmina dannunziana.

Eccola quindi nel ruolo della maliarda senza cuore che porta gli uomini alla morte o alla perdizione, non di rado reduce da una straziante sofferenza d’amore che l’ha consumata nel corpo e nell’anima. Come in Tigre Reale (1916), adattamento del romanzo verghiano diretto da Giovanni Pastrone, sicuramente una delle sue interpretazioni più intense.

La sua attività cinematografica si concentrò fra gli anni 1913-1924, durante i quali interpretò più di quaranta film. Tra essi si ricordano, oltre al già citato “Tigre reale”: “Il romanzo” per la regia di Nino Martoglio (1913), “La morta del lago”(1915), “Il fuoco” (1915) tratto dall’omonimo romanzo di Gabriele D’Annunzio, “Il giardino incantato”(1918), “Il romanzo di un giovane povero”(1920), “La dama de Chez Maxim’s”(1923) e “La biondina” (1923).

Le sue performances riscossero uno strepitoso successo di pubblico e di critica, consacrandola icona del sistema divistico accanto alle altre due “divine” Lyda Borelli e Francesca Bertini. Pina divenne una celebrità a livello mondiale, suscitando nelle sue fan più giovani un’attrazione che in molti non esitarono a definire “pericolosa”.

Qualcuno, addirittura, coniò il termine “menichellismo” per indicare l’ossessiva emulazione delle dive, considerata fonte di corruzione e di prostituzione. Del dilagare di questo fenomeno, soprattutto tra le ragazze dei ceti popolari, non è difficile immaginare il perché: la pellicola esercitava l’incanto irresistibile di una vera e propria fuga in un mondo da sogno dove il lusso degli abiti e delle location faceva da cornice al fascino della “mangiauomini” ricca e adorata.

Non a caso, su diversi film della Menichelli (ma anche di altre dive del tempo) la censura giolittiana operò tagli di scene e didascalie.

Stanca di interpretare la solita vamp spregiudicata, sensuale e tormentata, negli anni Venti Pina si cimentò in alcune commedie brillanti che ne confermarono il talento di attrice. Dopo questo cambio radicale, decise di ritirarsi (1924) e di dedicarsi completamente alla famiglia.

Si sposò due volte: nel 1909 con il napoletano Libero Pica, da cui ebbe due figli e da cui si separò pochi anni dopo; nel 1924 (alla morte del primo marito) con il barone Carlo Amato. E’ morta a Milano nel 1984 all’età di 94 anni.

Grazie alla recente rivalutazione del cinema muto, oggi è possibile reperire in rete alcuni film di Pina Menichelli: su Youtube, ad esempio, ho trovato “Tigre reale”, di cui consiglio senz’altro la visione.

Donatella Pezzino

dal blog dell’autrice: https://donatellapezzinosicily.wordpress.com/2023/02/27/pina-menichelli-femme-fatale-del-cinema-muto/

Fonti:

  • Wikipedia
  • Franco La Magna, La Sfinge dello Jonio. Catania nel cinema muto (1896-1930), Algra Editore, 2016.
  • Franco la Magna, Cento anni di cinema a Catania (1895-1995), Ediprom, 1995.

Foto apertura da IMDb.com

Seconda da Pinterest

Terza da Flickr

Quarta da Pinterest

Quinta da Pinterest

Quinta da Flickr

Sesta da blogspot.com

Settima da Pinterest

Ottava da https://roma.repubblica.it/

Nona da Pinterest