Sono particolarmente lieto di comunicare ai nostri moltissimi e affezionati lettori che da oggi Carlo Molinari poeta e scrittore è un nuovo autore di Alessandria today Magazine.

Pertanto è con grande piacere che do anche a nome di tutta la redazione il mio benvenuto a Carlo Molinari e in attesa di leggere i suoi post gli auguro buon lavoro.

Pier Carlo Lava – Social Media Manager – Alessandria today Magazine

Breve biografia di Carlo Molinari

Carlo Molinari è nato a Conegliano (TV) ed è laureato in Giurisprudenza. Inizia a scrivere poesie fin da bambino. Il pittore e poeta Nerone scrisse di lui: “Carlo Molinari è un poeta che cerca la poesia come se fosse il pane quotidiano (…), le sue poesie mi ricordano tanto quelle di Cesare Pavese”. 

Lo scrittore e poeta Filippo Fenara descrisse il suo stile come “maestria e denso di fascino e tecnica sopraffini”. La poetessa Annamaria Gazzarin afferma che la sua poetica abbia un “respiro universale”. Carlo Molinari ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in premi letterari, anche a livello internazionale: nel 2007 ha ricevuto una “Menzione d’onore” a Melbourne (Australia) dall’Accademia Letteraria Italo – Australiana Scrittori.

Ha pubblicato diciassette  libri ed è presente con le sue poesie in svariate antologie e siti internet. Nel 2021 ha inviato una sua poesia dedicata alla Madonna a Papa Francesco e dopo pochi mesi ha ricevuto una lettera della Segreteria di Stato Vaticana in cui è stato messo in evidenza quanto il Santo Padre “abbia gradito il premuroso gesto”.

Nel 2021 fonda il movimento poetico internazionale “Poeti2000 – Poetry in the World”, con l’obiettivo di radunare poeti e poetesse da tutto il mondo e promuovere la Poesia ad ogni latitudine. Il Movimento conta attualmente numerosi iscritti in Italia, Venezuela, Messico e America Latina.

Molte sue poesie sono recitate su YouTube da Rodolfo Vettor (Premio alla Carriera), Antonio Sterpi (attore di teatro), Brunella Moro (voce recitante di “Radio Più”, Agordo – BL), Alberto Baroni (poeta e video maker) e Bruno Di Giovanni (video maker). Nel 2022 viene inserito in WikiPoesia, enciclopedia on line dei poeti contemporanei.

Alcune poesie:

Cantico di primavera

Cantico di primavera, 

nei tuoi occhi il lampo del croco,

l’ingenuità della violetta, 

lo sposalizio tra le farfalle

e il volo evangelico delle rondini.

Sulle tue labbra l’impeto della dalia,

il coraggio sfrontato dei roseti, 

il sapor di menta delle cime di neve.

Si stagliano tra i tuoi capelli

l’imbarazzo delle tamerici, il pruno, 

i declivi amaranto disciolti in lacrime. 

Sul tuo collo l’innocenza siderale

della margherita e del gladiolo,

la corrente del Golfo e la conchiglia,  

il sonno del bosco e la beltà del pesco.  

Corro così, tra pelle e cielo, 

e sui tuoi seni il grido ancestrale

dei Saraceni, il Santo Graal 

e la pietà per le guerre malate. 

Come onda di marea virginea

sui tuoi fianchi il girasole, il grano, 

le distese serafiche di papaveri. 

Sulle tue cosce d’alabastro

il turchese, il passero, l’usignolo, 

la volta celeste colma d’astri e lune. 

Sulle tue caviglie di mandorlo in fiore

vedo correre la gazzella, il cerbiatto,

sorridere di libertà la foresta d’aceri, 

il rivolo di mirtilli che disseta lieto

gli scoiattoli trafelati su rami di bocci.

Sui tuoi piedi il passo sicuro

contro il siero della vipera, il sole, 

il colore della purezza, l’ansa fluviale.

Tra le tue dita la gerbera, la peonia, 

l’acqua giovane per la mia bocca 

inaridita senza il tuo bacio liturgico,

la cicala che canta il suo alleluia. 

Nella tua anima il canto purificato

del paradiso, dove tutto si compie, 

dove il mio vagare selvatico

trova il suo sensato riposo eterno.

Sei tu che dai un senso all’aurora.

Grido di madre

Bevemmo insieme

la stessa coppa di sangue. 

Fosti tu, e quanto, 

a raccogliere il mio grido

quando precipitai

negl’aculei vigliacchi

del mio sepolcreto. 

Con me tu respirasti 

ogni tremore e angoscia,  

per non soccombere

alla sciagura inesorabile 

che lenta mi divorava. 

Insieme camminammo

e ci sedemmo

su panche di betulla, 

a lasciar l’aria scarcerata

per poter urlare 

oltre i nembi distratti

il dolore che mi scorticava. 

Il cielo ebbe pietà di me,

la tempesta cessò

d’offender i miei rimasugli, 

così tornai a respirare

tenui ondate di margherite.

Ancor elevai un canto piagato

di gioia e di blu rinvenuto. 

Ora tutto è primavera, 

dell’aspro dolore

più non v’è l’impronta.

La tomba è vuota

e il mio volo è di rondine.

Restano due rose smunte

a dirci che un giorno

il sole cessò d’esser sole,

ma tu ed io, insieme,

non ci abbiamo mai creduto.