La poesia “Edera primaverile” di Gabriele D’Annunzio è un vibrante tributo alla forza rigeneratrice della natura, che trova la sua espressione più eloquente nella resilienza dell’edera. Questa pianta, che risorge con vigore su un vecchio muro scrostato, diventa simbolo della perpetua rinascita e dell’inesauribile impulso vitale che caratterizza il mondo naturale. D’Annunzio, con la sua consueta maestria nel maneggiare la parola, trasforma un semplice atto di rigermogliamento in un affascinante spettacolo di vita che si riappropria dello spazio abbandonato dall’uomo.

L’immagine dell’edera che “salivano / pel vecchio muro scrostato / con un impeto di giovinezza” evoca immediatamente l’idea di un rinnovamento che contrasta con la decrepitudine e l’abbandono. La natura non solo sopravvive ma si impone con forza e bellezza, riempiendo di vita gli spazi lasciati vuoti dalla presenza umana. Le “travi della tettoia” diventano parte di questo paesaggio rigoglioso, assimilate a “tronchi vivi” attorno ai quali l’edera si attorciglia in un abbraccio che cancella i confini tra il costruito e il naturale.

L’uso di immagini quali “piccole foglie cuoiose, / lucide, simili a laminette di smalto” arricchisce la poesia di una dimensione quasi visiva, invitando il lettore a percepire la bellezza dell’edera non solo attraverso la mente ma anche con i sensi. L’edera, con le sue foglie che coprono i “mattoni / vermigli”, trasforma il degrado in una tenda viva e lussureggiante, simbolo di una natura che non conosce sconfitta.

L’assalto alle “tegole / allegre di nidi” introduce un ulteriore elemento di vitalità: la presenza di “vecchi e nuovi nidi / già cinguettanti / di rondini in amore” rappresenta la continuità della vita, il perpetuarsi delle stagioni e delle generazioni. La natura, in questa poesia, è teatro di incessanti rinascite, dove ogni crepa e ogni angolo abbandonato diventa culla di nuova vita.

“Edera primaverile” è dunque una lode al potere rigenerante della natura, che trova nell’edera il suo emblema più potente. D’Annunzio ci regala una poesia che è un inno alla speranza, un promemoria che, nonostante le apparenze, la vita trova sempre un modo per affermarsi, anche nei luoghi più inaspettati. La rinascita verde dell’edera sulle rovine umane ci ricorda che, al di là della nostra presenza effimera, la natura continuerà a tessere il suo ciclo eterno di morte e rinascita.

Edera primaverile, di Gabriele D’Annunzio

Le edere rigerminanti salivano
pel vecchio muro scrostato
con un impeto di giovinezza;
si attorcigliavano alle
travi della tettoia come a tronchi vivi;
coprivano i mattoni
vermigli d’una tenda
di piccole foglie cuoiose,
lucide, simili a laminette di smalto;
assaltavano le tegole
allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
già cinguettanti
di rondini in amore.