Nel suo componimento “Il sonno”, Jorge Luis Borges si immerge nelle profondità del dormire, un tema universale che, sotto la sua penna, diventa un enigma filosofico carico di significati metafisici. Pubblicata nel 1964, questa poesia riflette la continua esplorazione di Borges delle infinite possibilità dell’esistenza umana e della mente.

La poesia si apre con una domanda provocatoria: se il sonno non è altro che un riposo, un vuoto di pensieri e preoccupazioni, perché ci sentiamo derubati quando ne veniamo bruscamente svegliati? Borges propone una riflessione sul sonno come qualcosa di molto più prezioso e complesso di un semplice stato di riposo. Il sonno viene descritto come una “fortuna” perduta, un dono che va oltre il riposo fisico e mentale, suggerendo che in esso si nasconda un valore intrinseco ed esistenziale.

La tristezza del risveglio, secondo Borges, deriva dalla perdita di un’esperienza “inconcepibile”, un dono così intimo e profondo da poter essere espresso solo attraverso il sonno stesso. Il poeta argomenta che il sonno arricchisce la nostra veglia con sogni, “pallidi riflessi” di un “mondo intemporale, senza nome”, suggerendo che nei sogni possiamo intravedere frammenti di un’altra esistenza, libera dalle costrizioni del tempo e dello spazio.

Questo “mondo dell’ombra” che il giorno “deforma nei suoi specchi” rappresenta le infinite possibilità dell’esistenza che il sonno ci permette di esplorare, anche se in modo frammentario e sfuggente. Borges, con la sua tipica maestria, usa il sonno per interrogare la natura della realtà e dell’io, proponendo che in ogni notte ci sia l’opportunità di essere qualcun altro, di vivere altre vite oltre i confini del nostro muro.

La poesia si chiude con una domanda aperta, lasciando il lettore a contemplare la propria identità notturna, quel sé che esiste “dall’altra parte del tuo muro” nel regno oscuro del sonno. Borges invita a riflettere sull’esistenza di una dimensione parallela alla vita diurna, un luogo dove possiamo vivere esperienze altrettanto reali e significative.

“Il Sonno” di Jorge Luis Borges è un viaggio attraverso le questioni fondamentali dell’esistenza, del tempo e dell’identità. Con una profondità che va oltre il semplice atto di dormire, Borges ci sfida a considerare il sonno come una finestra su un universo alternativo, ricco di tesori nascosti e possibilità infinite. La poesia è un invito a riconsiderare il valore dei nostri sogni e delle nostre notti, ricordandoci che ogni sonno è un’avventura nell’ignoto, un’esplorazione delle profondità della nostra anima.

Il sonno, di Jorge Luis Borges (1964)

Se il sonno fosse (c’è chi dice) una
tregua, un puro riposo della mente,
perché, se ti si desta bruscamente,
senti che t’han rubato una fortuna?

Perché è triste levarsi presto? L’ora
ci deruba d’un dono inconcepibile,
intimo al punto da esser traducibile
solo in sopore, che la veglia dora

di sogni, forse pallidi riflessi
interrotti dei tesori dell’ombra,
d’un mondo intemporale, senza nome,

che il giorno deforma nei suoi specchi.
Chi sarai questa notte nell’oscuro
sonno, dall’altra parte del tuo muro?