In “L’angioletto”, pubblicato nel 2013, Georges Simenon ci regala un’altra delle sue opere magistrali, dove la psicologia dei personaggi si intreccia con una trama sottile e complessa. Il romanzo segue la storia di Louise, una giovane donna soprannominata “l’angioletto” per la sua apparente ingenuità e bontà d’animo che si muove in un mondo a lei ostile, dove le apparenze spesso ingannano.

Con uno stile limpido e penetrante, Simenon esplora la natura del male nascosto dietro la maschera della quotidianità. Louise, con la sua candore e la sua grazia, diventa simbolo della fragilità umana in un universo che sembra cospirare contro di lei. L’autore scava profondamente nelle dinamiche familiari e sociali, rivelando come i segreti e le menzogne possano distorcere la realtà e distruggere le vite.

Il lettore si trova così immerso in una narrazione che è tanto un mistero da risolvere quanto un’esplorazione filosofica su temi quali la perdita dell’innocenza, la corruzione dell’anima e la ricerca della redenzione. Simenon non fornisce risposte semplici ma costringe a riflettere sulle sfumature del bene e del male, mostrando come spesso siano intimamente connesse.

“L’angioletto” è un romanzo che si legge con il cuore in gola, un viaggio attraverso gli abissi della condizione umana che conferma Simenon come uno dei più grandi narratori del Novecento. Il libro è una testimonianza della capacità dell’autore di raccontare storie che sono allo stesso tempo intensamente personali e universalmente riconoscibili.