Peter Cameron, con “Cose che succedono la notte”, ci porta in un viaggio attraverso l’introspezione e il mistero, guidandoci in luoghi che sembrano usciti da un sogno – o forse un incubo. Cameron è un artigiano delle atmosfere e questo romanzo è la quintessenza della sua abilità.

Il libro è un affresco dipinto con il buio e la neve, un quadro che racconta di un viaggio in treno attraverso il Grande Nord e di una coppia senza nome che giunge in una stazione deserta. Le immagini evocate sono nitide e al tempo stesso sfocate dai confini del reale e dell’immaginario. L’autore ci introduce in un immenso albergo lussuoso, perso nel cuore di una foresta, con stanze sigillate e corridoi che si snodano all’infinito.

Cameron cattura il lettore con la descrizione dell’albergo – un’isola di luce che affronta l’oscurità circostante – e degli ambigui personaggi che lo popolano: una vecchia cantante che ha visto troppo, un uomo d’affari con un piano crudele, un orfanotrofio che nasconde segreti e un enigmatico guaritore. Questo insieme di elementi è intessuto in una narrazione che sembra fluttuare tra la realtà e l’immaginazione, portando il lettore a domandarsi cosa sia veramente reale.

“Cose che succedono la notte” è un romanzo che fa leva sulla tensione tra visibile e invisibile, tra ciò che è detto e ciò che è taciuto. Con una prosa elegante e un ritmo che incalza, Cameron riesce a tenere il lettore incollato alle pagine, immergendolo in un mistero che è tanto avvincente quanto sfuggente. Non è solo un romanzo, è una esperienza sensoriale che dimostra, ancora una volta, che Peter Cameron è uno scrittore fuori dal comune, capace di trasformare il quotidiano in straordinario e il buio in una tela su cui dipingere una storia indimenticabile.

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