Corrado Govoni, nella sua poesia “Le cose che fanno la domenica”, tessendo un mosaico di immagini, suoni e colori, ritrae una domenica rurale con una ricchezza di dettagli che trasforma il quotidiano in un caleidoscopio sensoriale. Questo poema non è solo un elenco, è un affresco vivido che cattura l’essenza di un giorno di pausa, di festa, di una sosta nell’incessante scorrere del tempo.

La poesia si apre con l’odore del pane nel forno, evocando un senso di calore e accoglienza domestica. Segue un coro di vita campestre: dal canto del gallo al gorgheggio dei canarini, Govoni raffigura una domenica animata da semplici gioie e rituali antichi. Ogni elemento, dal cigolìo di una puleggia ai colori sparsi delle biancherie nel prato, contribuisce a costruire una narrazione visiva e sonora che avvolge il lettore.

Non mancano i tocchi umani: il suono dell’armonica che evoca nostalgia, le campane che scandiscono il tempo sacro, le passeggiate degli innamorati e dei malati che cercano conforto e bellezza. Govoni intesse insieme la natura, gli animali e l’umanità, creando un affresco di vita che celebra la comunione tra l’uomo e l’ambiente.

“Le cose che fanno la domenica” è un inno alla bellezza delle piccole cose, alla poesia che si cela nel vivere e nell’esperire. Ogni verso di Govoni è un invito a guardare con occhi rinnovati il mondo intorno a noi, a trovare nella domenica non solo un giorno di riposo, ma un’occasione per riscoprire e assaporare la magnificenza celata nella semplicità della vita.

Corrado Govoni… Le cose che fanno la domenica

L’odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.
Il canto del gallo nel pollaio.
Il gorgheggio dei canarini alle finestre.
L’urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.
La biancheria distesa nel prato.
Il sole sulle soglie.
La tovaglia nuova nella tavola.
Gli specchi nelle camere.
I fiori nei bicchieri.
Il girovago che fa piangere la sua armonica.
Il grido dello spazzacamino.
L’elemosina.
La neve.
Il canale gelato.
Il suono delle campane.
Le donne vestite di nero.
Le comunicanti.
Il suono bianco e nero del pianoforte.
Le suore bianche bendate come ferite.
I preti neri.
I ricoverati grigi.
L’azzurro del cielo sereno.
Le passeggiate degli amanti.
Le passeggiate dei malati.
Lo stormire degli alberi.
I gatti bianchi contro i vetri.
Il prillare delle rosse ventarole.
Lo sbattere delle finestre e delle porte.
Le bucce d’oro degli aranci sul selciato.
I bambini che giuocano nei viali al cerchio.
Le fontane aperte nei giardini.
Gli aquiloni librati sulle case.
I soldati che fanno la manovra azzurra.
I cavalli che scalpitano sulle pietre.
Le fanciulle che vendono le viole.
Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.
Le colombe che tubano sul tetto.
I mandorli fioriti nel convento.
Gli oleandri rosei nei vestibuli.
Le tendine bianche che si muovono al vento.
Corrado Govoni