Nel suo componimento “Del tutto ignari della nostra esistenza”, Alda Merini esplora la distanza celestiale tra l’umano e il divino, tra la finitezza terrena e l’infinito angelico. Tratta dalla raccolta “La carne degli angeli”, la poesia s’immerge nella riflessione profonda sugli angeli, esseri che per la poetessa personificano il divino balsamo che cura le “squallide ferite” dell’esistenza umana.

Merini ci presenta un universo dove la separazione tra mortali e immortali è definita non solo dall’ignoranza reciproca, ma anche da un “uragano” di infelicità, un’immagine potente che descrive l’inesorabile solitudine dell’esperienza umana. Gli angeli, sebbene distanti, navigano “nei cieli aperti dei nostri limiti”, una frase che evoca la loro presenza inafferrabile ma pervasiva nei momenti più bui della vita.

Non è un caso che Merini scelga di rappresentare questa separazione con il simbolo dell’uragano, una forza della natura che è incontenibile e selvaggia, come spesso può essere il dolore umano. Eppure, nonostante questa divisione, vi è una connessione emotiva: gli angeli si immergono nell’uragano dell’universo, accogliendo il “tremolo sospiro” di chi è sull’orlo della morte o della nascita, momenti in cui l’esistenza si fa più palpabile.

“Del tutto ignari della nostra esistenza” è una poesia che tocca il cuore per la sua capacità di rappresentare con delicata bellezza la tragica e al tempo stesso consolatoria distanza tra l’umano e il trascendente. Merini, con parole intrise di lirismo e introspezione, ci regala una visione della spiritualità che è profondamente umana nella sua fragilità e infinitamente misteriosa nella sua grazia.

Alda Merini… Del tutto ignari della nostra esistenza

Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c’è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra siepe.
Voi entrate nell’uragano dell’universo
come coloro che si gettano nell’inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.

Foto da: aldamerini.it