Silvia De Angelis in “TACE” tesse una delicata tela di riflessioni, un invito a contemplare l’ineffabile profondità dei sentimenti che rimangono inespressi. Questa composizione lirica si muove agilmente tra i respiri d’amore e le realtà quotidiane, portando il lettore in un viaggio attraverso il silenzio carico di significati e di momenti sospesi.

La poesia si apre su una dimensione quasi eterea, dove il tempo della voce è breve ma intensamente vissuto. Gli “spazi complici” evocano luoghi di intimità condivisa, dimore segrete dove i sentimenti trovano la loro espressione più pura “nel minuscolo dei pori” – un’immagine che suggerisce la vicinanza intima e la percezione acuta che nasce dall’amore vero.

Tuttavia, De Angelis non si sottrae al contrasto con la quotidianità, “nella banalità di giorni a venire”, dove l’esistenza a volte rivela “paludose assonanze” che sembrano intorbidare i chiari momenti di comprensione. Il “farsi scuro del tutto fuori” è metafora potente della confusione e degli ostacoli che la vita pone sul nostro cammino, un oscuro esterno che contrasta con la luce degli affetti autentici.

La chiusura del poema, con l’immagine del grigio che si deposita “nel cavo della mano”, parla della fugacità e della fragilità dell’esistenza e delle esperienze umane. C’è un’invocazione silenziosa nel “decadere quel poco che tace”, una presa d’atto di tutte quelle emozioni non dette, quei momenti non condivisi che, nonostante la loro discrezione, formano il tessuto della nostra interiorità.

In “TACE”, De Angelis ci consegna una riflessione poetica che invita a valorizzare il non detto, le pause e gli interstizi che, se ascoltati, possono rivelare verità profonde. Si tratta di un’opera che esorta a cogliere l’importanza del silenzio e dei momenti di stasi, essenziali quanto le parole e le azioni nella musica della vita.

TACE di Silvia De Angelis

Si modifica il senso della misura
nel modello che ha avvicinato
consoni respiri d’amore
in un tempo di voce breve.
Spazi complici
in sospensione su stupori sempre nuovi
fin nel minuscolo dei pori.
Nella banalità di giorni a venire
si svelano paludose assonanze
mentre si fa scuro del tutto fuori
e l’immobilità del grigio
nel cavo della mano
fa decadere quel poco che tace….
@Silvia De Angelis