Antonia Pozzi in “Il cielo in me” delinea un profondo dialogo spirituale e emotivo tra lei e una figura amata, che lei percepisce come il cielo incarnato nella sua vita.

La poesia esprime un amore che trascende l’ordinario, celebrando non tanto le qualità esteriori dell’io lirico, ma piuttosto l’essenza spirituale e il potenziale di bontà interiore.

Questo amore è descritto come una forza purificatrice che trasforma la sofferenza in speranza e eleva l’anima verso una rinascita simbolizzata dal fenicottero rosa, un emblema di rigenerazione.

La poetessa aspira a mantenere viva questa presenza celestiale, desiderando che il suo cuore possa continuare a risuonare alto come un nido di campane, indifferente alle oscurità terrene.

«Io non devo scordare

che il cielo

fu in me.

Tu

eri il cielo in me,

che non parlavi

mai del mio volto, ma solo

quand’io parlavo di Dio

mi toccavi la fronte

con lievi dita e dicevi:

– Sei più bella così, quando pensi

le cose buone –

Tu

eri il cielo in me,

che non mi amavi per la mia persona

ma per quel seme

di bene

che dormiva in me.

E se l’angoscia delle cose a un lungo

pianto mi costringeva,

tu con forti dita

mi asciugavi le lacrime e dicevi:

– Come potrai domani esser la mamma

del nostro bimbo, se ora piangi così? –

Tu

eri il cielo in me,

che non mi amavi

per la mia vita

ma per l’altra vita

che poteva destarsi

in me.

Tu

eri il cielo in me

il gran sole che muta

in foglie trasparenti le zolle

e chi volle colpirti

vide uscirsi di mano

uccelli

anzi che pietre

– uccelli –

e le lor piume scrivevano nel cielo

vivo il tuo nome

come nei miracoli

antichi.

Io non devo scordare

che il cielo

fu in me.

E quando per le strade – avanti

che sia sera – m’aggiro

ancora voglio

essere una finestra che cammina,

aperta, col suo lembo

di azzurro che la colma.

Ancora voglio

che s’oda a stormo battere il mio cuore

in alto

come un nido di campane.

E che le cose oscure della terra

non abbiano potere

altro – su me,

che quello di martelli lievi

a scandere

sulla nudità cerula dell’anima

solo

il tuo nome.»

(Antonia Pozzi – Il cielo in me ,11 novembre 1933)

Poesia tratta dalla pagina Facebook: La Finestra della Letteratura