Tra Memoria e Natura: Una Lirica Intrisa di Bellezza e Nostalgia. Sergio Solmi, nel suo componimento “Giardino”, ci trasporta in uno spazio sospeso tra sogno e realtà, dove la natura si fa artefice di ricordi e sensazioni profonde. La poesia, con un linguaggio ricco e suggestivo, inquadra un momento di pura estasi visiva, un attimo in cui il giardino si svela all’osservatore in tutta la sua vibrante bellezza.

Il “getto iridato” mosso dal vento è la prima pennellata di questo quadro vivente, con l’acqua che spruzza e crea un velo, un effetto sfumato che obnubila il paesaggio, evocando l’immediatezza di un ricordo che affiora. Ma è un istante fugace: subito dopo, la scena si fa chiara, e i dettagli della vegetazione – il fico, il nespolo del Giappone, il delicato fiorire delle rose – emergono prepotentemente, stampandosi nell’aria ancora umida.

La bellezza del giardino è vivida, quasi tagliente, e Solmi la descrive con una precisione quasi pittorica. È un’immagine piena di contrasti, con il loggiato e le persiane verdi e nere che creano un gioco di linee e colori, mentre in lontananza la dolce discesa dei meli e i contorni dei monti si stagliano contro il cielo. Il poeta cattura la dimensione spaziale del giardino e il movimento – tutto si insegue, tutto scende, come in una danza naturale che abbraccia lo spazio.

La bellezza del giardino è dichiarata estranea eppure intimamente legata all’io lirico: un dualismo che fa riflettere sulla distanza tra l’individuo e il mondo esterno, e su come la bellezza possa essere percepita come una presenza quasi ostile. La natura del giardino colpisce il poeta “come una spada lampeggiante” durante il sonno adolescenziale, un impatto che risveglia i sensi e non permette più di tornare a un sonno innocente.

Il giardino di Solmi diventa metafora della consapevolezza che sorge nel passaggio alla maturità, una bellezza così acuta da divenire dolorosa, lasciando un segno indelebile nella memoria e nell’animo. “Giardino” non è solo una descrizione di un paesaggio, ma l’espressione di un’esperienza interiore che rimanda alla scoperta di sé attraverso la bellezza e il dolore, all’intenso legame che ognuno di noi ha con la natura e i suoi mutevoli paesaggi.

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