Silvia De Angelis, nella sua poesia “Disfatta d’un Ignoto Lontano”, ci trasporta in una dimensione dove l’emozione e il mistero si intrecciano in un delicato balletto di parole e immagini. La poesia si apre con una staticità carica di tensione — “Nel fermo di mani inerti” — dove il tempo sembra sospendersi, lasciando spazio a un’introspezione profonda e disturbante.

Un Volto Nell’Ombra

L’ingresso di un volto estraneo, simbolo di una novità inattesa o forse di una minaccia, inizia un viaggio emotivo che trascende la mera esperienza sensoriale. Questo volto agisce come catalizzatore di un processo interiore, scatenando una serie di reazioni che vanno ben oltre il visibile. È l’inizio di un’odissea personale che esplora i confini dell’anima e della coscienza.

Tra Luce e Ombra

“Ipotesi e scie di luce” suggeriscono una ricerca di verità o di significato, con la luce che funge da metafora dell’illuminazione, sia essa spirituale o intellettuale. De Angelis gioca con la dualità del visibile e dell’invisibile, invitando i lettori a considerare ciò che giace al di là delle apparenze e delle immediate percezioni.

Il Suono del Silenzio

Il “vociare in caduta libera” amplifica la sensazione di disorientamento e di perdita, come se la voce narrante stesse precipitando attraverso strati di realtà e illusioni. Questa caduta non è solo fisica ma anche mentale e spirituale, portando il lettore a riflettere sulla natura effimera dell’esistenza e delle certezze umane.

Memoria e Disfatta

La conclusione della poesia, con il richiamo alla “disfatta d’un ignoto lontano”, evoca una lotta interiore per riappropriarsi di qualcosa che è stato perduto — forse l’innocenza, forse la comprensione o forse la stessa identità. La memoria diventa un campo di battaglia, dove le sconfitte del passato riecheggiano nel presente, lasciando cicatrici invisibili ma palpabili.

In “Disfatta d’un Ignoto Lontano”, Silvia De Angelis ci offre un’opera ricca di simbolismo e di profonda riflessione emotiva. È una poesia che sfida il lettore a guardare oltre le superfici, a esplorare gli abissi della mente umana e a confrontarsi con le proprie verità più oscure.

Nel fermo di mani inerti
sancisce emotività
l’intrusione d’un volto estraneo.
Ipotesi e scie di luce
reclamano presupposti
visibili e invisibili
oltre ogni confine del profondo.
Un vociare in caduta libera
accentua il sentore d’una mossa
attraverso sconosciute traiettorie
in cui perdere il senno
forse per effetto d’un’illusione
nella disfatta d’un ignoto lontano
cui ricorre la memoria
per riappropriarsi a forza
del rovescio d’uno smacco….
@Silvia De Angelis