Nella poesia “La parola libertà” di Yuleisy Cruz Lezcano, il concetto di libertà è esplorato con una delicatezza e profondità che sfida le definizioni convenzionali e incita il lettore a una riflessione più profonda. Il poeta si avventura in un viaggio attraverso le molteplici facce della libertà, interrogandosi sul suo vero significato e su come questa possa essere realizzata o, talvolta, mal interpretata dall’uomo.

Cruz Lezcano avvia la sua indagine poetica suggerendo che la libertà potrebbe risiedere nell'”assenza di paura”, un concetto potentemente evocativo che immediatamente stabilisce un tono di introspezione. Ma questa assenza di paura è solo il preludio di un processo più complesso che “contempla un conoscere”. Qui si allude all’idea che la vera libertà richiede un’espansione della consapevolezza e dello sviluppo di un pensiero critico che, lontano dall’indurre passività, incita all’azione e all’auto-sviluppo.

Con un omaggio a Alda Merini, la poesia suggerisce che il grado di libertà può essere misurato dalla capacità di sognare. Questa misurazione soggettiva della libertà attraverso i sogni rimanda a una dimensione più intima e personale dell’esistenza umana.

Tuttavia, la poesia non si sofferma solo su visioni idealistiche; prende anche una piega critica, mettendo in discussione le narrative dominanti che equivarrebbero la libertà a un incessante ciclo di produzione e performance che si traduce in stress e rendimento. Questa osservazione astuta denuncia una certa perversione del concetto di libertà nel contesto sociale e economico contemporaneo.

Nelle ultime strofe, Cruz Lezcano contempla la possibilità che la libertà possa essere un mito, una promessa inesaudita che incute terrore a chi l’ha concessa rimuovendola agli altri. Questo passaggio eleva la poesia al di sopra del mero esercizio filosofico, offrendo una critica pungente verso le ingiustizie perpetrate sotto il velo di una promessa di libertà.

In conclusione, “La parola libertà” è un pezzo di straordinaria risonanza, che si fa portavoce di un’esplorazione tanto ampia quanto intima di uno dei concetti più complessi e contesi. Lezcano ci regala una poesia che è tanto una meditazione quanto una sfida a cercare un nuovo linguaggio per definire e rispettare la vera libertà.

La parola libertà 

Può darsi che la libertà sia

l’assenza di paura,

dicono che sia un processo 

che contempla un conoscere,

un volare che dona ali,

una cultura che non dà da pensare

ma sviluppa il pensiero critico,

un infinito umano creato

a misura dell’uomo.

Può darsi che la libertà sia

una capacità di scegliere

che responsabilizza,

un agire sociale che non racchiude 

le idee nel dogma

della cieca certezza di avere

conquistato la verità assoluta.

Può darsi che abbia ragione Alda Merini

e che il grado di libertà di un uomo

si misuri con l’intensità dei suoi sogni.

Può darsi che la libertà sia

evitare l’inoculazione 

della narrativa che afferma 

che la la libertà sia un illimitato 

orizzonte di possibilità 

che ci lega a una dinamica 

di costante produzione che sostiene

una stancante ruota 

di stress e rendimento

a cui dobbiamo adattarci.

Può essere che la libertà sia 

uscire da tutti i dogmi e adattamenti,

da tutte le avidità, gelosie, 

invidie e ambizioni.

Forse la libertà è solo il terrore 

di chi l’ha promulgata

togliendola agli altri.

Forse la libertà è una domanda 

senza risposte che dirige 

la saliva di un popolo

verso lo spettro fantasmagorico 

dell’abisso.

Forse se si parla di libertà 

e la stessa parola non lascia liberi

di amare le gabbie mentali degli altri

è perché la parola non serve a nulla

e ha bisogno di un altro linguaggio

per definire il rispetto che rende liberi.

Yuleisy Cruz Lezcano

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