Denise uscì nel giardino privato e controllò le sue amate rose rosse Grand Chateau, piantate dieci anni prima da suo marito che l’aveva lasciata passando a miglior vita quell’inverno. Dopo aver curato le sue adorate piante si sedette sulla poltroncina sistemando meglio il cuscino in tartan, sorseggiò il tè gustando una fetta di torta anche se il dottore le aveva proibito gli zuccheri che potevano farle male.

Da quando era rimasta sola si accomodava con in grembo le lettere che Marcello le aveva scritto durante il servizio militare e nei brevi periodi di aggiornamento organizzati a Torino dalla casa farmaceutica a cui aveva dedicato quarantanni della sua vita.

Le conservava in una scatola di latta blu che profumava ancora dei biscotti al papavero che le aveva portato la sua amica Samantha tanti anni addietro, anche lei rientrando a Pesaro da Torino, in cui aveva seguito un corso di studi. Marcello l’aspettava in stazione per aiutarla con i bagagli e insieme facevano il viaggio di ritorno. Era sempre stato un gentiluomo, Marcello, cortese, elegante e ben educato. Ora che era vecchia non le restavano che i ricordi di quella vita meravigliosa che suo marito le aveva donato.

Anche quel sabato aveva previsto di trascorrere un’oretta dedicandola ai ricordi più cari degli anni più belli, aspettando la visita del suo caro nipote che passava ogni settimana per un abbraccio e una fetta di torta fatta con amore. Era così bello e buono il suo Simone, bravo a scuola prima e ora nello sport. Le portava sempre le foto e gli articoli di giornale delle sue vittorie in bicicletta in cui lo si vedeva tagliare il traguardo con le mani alzate.

In una fotografia che le aveva mostrato la settimana prima, c’era anche la sua fidanzata e Denise non poteva essere più felice perché quella bella ragazza non era altro che la nipote della sua amica Samantha.

Appoggiò la tazza con tocchi floreali sulla tovaglietta in sangallo e aprì la scatola scegliendo una lettera tra le tante legate da un nastro rosa. Riconobbe il tratto del marito nell’indirizzo scritto nello spazio del mittente “Amadori Marcello presso Hotel Concord” e quando girò la busta per guardare il destinatario aspettandosi di trovarci il suo nome con quei riccioli dolci sulla sua iniziale, si sorprese nel leggere il nome di Samantha.
Si sistemò meglio gli occhiali sul naso e guardò di nuovo: Martini Samantha, viale Trieste 384, Pesaro. Era la casa in cui la sua amica viveva prima di separarsi dal marito. «Che motivo aveva Marcello di scrivere una lettera a Samantha?» Si chiese parlando tra sé e sé. «Per di più non è neppure stata spedita nonostante sia chiusa e affrancata.» Continuò a domandarsi «Come è potuto accadere che questa lettera sia finita tra le altre? L’avrà nascosta lui?» La rigirò più volte domandandosi cosa fare, fino a che la curiosità non vinse.

L’aprì con attenzione per non strapparla e spiegò il foglio con cura. Rimase immobile, leggendo le parole fino all’ultima riga trattenendo il respiro. C’è una linea del tempo per ognuno di noi e in quel momento Denise aveva irrimediabilmente superato la sua. La rigirò tra le mani e poi la rilesse, questa volta come fosse un’estranea. Con le mani tremanti e il cuore accelerato, appoggiò la lettera sul grembo e gettò la testa all’indietro. Non riusciva a credere di aver letto quelle parole uscite dalla penna dell’uomo della sua vita, l’unico che avesse mai amato e che fino a un attimo prima era per lei l’esempio di fedeltà e lealtà assolute. Il cielo non pareva accorgersi della tristezza che l’aveva invasa, le nuvole continuavano a spostarsi pigre e ignare. Riprese il foglio e nonostante le costasse tanto dolore, rilesse ogni parola per essere certa che non fosse stato un brutto sogno anche se era ciò che aveva sperato con tutta se stessa.
«Mia adorata Samantha, è con il cuore colmo di gioia che apprendo che tu mi farai presto padre di una dolcissima bambina. Sono certo che avrà i tuoi splendidi occhi e il tuo meraviglioso sorriso. Non posso spiegarti quanto sia penoso per me non vivere al tuo fianco ma sai bene che ti penso in ogni momento. Per sempre tuo, Marcello»

Una lacrima scivolò sulla guancia e dovette fare un grande sforzo per ricacciare dentro le altre. Si sentiva mancare l’aria, cercò un luogo di conforto, un appiglio per riprendersi ma vide solo le rose, diventate ora un simbolo del tradimento di suo marito con la complicità della sua migliore amica. Nell’angolo opposto del giardino, un oleandro fiorito dava bella mostra di sé. Anche quello era un regalo della sua amica e ora lo vedeva come un velenoso augurio.
Poi un pensiero atroce la trafisse: la bambina era probabilmente Angela, la madre di Stella, la fidanzata di Simone. «Com’è possibile che Samantha sapendo, abbia permesso che si creasse il legame?» Scioccata si portò una mano in fronte guardandosi intorno come alla ricerca di una risposta ma altre domande le scaturivano dalla mente «E come aveva potuto Marcello mantenere il segreto tanto a lungo osservando Angela giocare con i suoi figli, in realtà fratelli?»

«È un legame velenoso e proibito, è scandaloso, il futuro è profanato da un amore egoista e scellerato e va tagliato subito. Sarò io a farlo per essere certa che il mio caro, adorato Simone non venga macchiato dalla menzogna!» Si alzò e tagliò con cura le foglie dell’oleandro, poi preparò un infuso potente e attese.

«Ciao nonna, vieni qui, sei sempre più piccola, guarda! – l’abbracciò coprendola tutta – Cos’hai? Sembri triste» la guardò attentamente scorgendo un velo negli occhi assenti «Oh niente! Sono solo un po’ stanca, ecco Simone due fette della tua torta preferita.» e appoggiò sulla tovaglietta in sangallo le fette abbondanti «Uhm! Veramente buona, oggi ha un sapore strano…» Si alzò disturbato da qualche cosa «Nonna, chiama la mamma, sto male, ho i crampi allo stomaco» e si stringeva con le mani all’addome e al petto. «Chiama subito, non ne posso più, non ce la faccio…» cadde a terra nel tentativo di reggersi alla poltroncina «Passerà vedrai, finirà presto, non temere, la tua nonna è qui e non permetterà che ti facciano del male»

Si assopì dopo dolori atroci e lancinanti senza tregua, tra le braccia tremanti della nonna e le lacrime che gli bagnavano il viso. Testimoni di quel triste e assurdo pomeriggio, le rose rosso scuro e l’oleandro, simbolo del tormento di un amore rubato, e l’inganno di un cuore spezzato.

Michela Santini

Foto: Pinterest

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