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ENZO  BIANCHI,  MONASTERO  DI  BOSE, “Pasqua, una notte diversa che unisce ebrei e cristiani”

Su Facebook si è sviluppato un dibattito intenso, con toni talora accesi da ambo le parti e con argomenti diversi, tra chi giustifica l’intervento dell’esercito israeliano  di tre giorni fa, e di chi condivide la protesta dei palestinesi. Il dibattito, inevitabilmente, si  è ampliato sino ai giudizi, anche opposti, sullo Stato di Israele e sulla questione palestinese.  Poiché la discussione è partita dalla religione, precisamente dalla figura di Gesù, palestinese o ebreo, mi pare giusto riportare il parere di un esperto. 

Ricordo che nel monastero di Bose (Biella), dalla fondazione (1965), vivono in comunità religiosi e religiose delle diverse fedi cristiane. Il fondatore, padre Enzo Bianchi, illustra il significato della Pasqua ebraica. Sono stato costretto a operare alcuni tagli.  Chi vuole, legga l’articolo pubblicato integralmente sul sito del Monastero.

Elvio Bombonato

Bose è una comunità di monaci e di monache appartenenti a chiese cristiane diverse che cercano Dio nell’obbedienza al Vangelo,nella comunione fraterna e nel celibato. Presente nella compagnia degli uomini si pone al loro servizio.

ENZO  BIANCHI,  MONASTERO  DI  BOSE, “Pasqua, una notte diversa che unisce ebrei e cristiani”, “La Stampa”  1/4/2018

“Perché questa notte è diversa dalle altre notti?”. È la domanda che risuona più volte nella celebrazione della Pasqua ebraica, che quest’anno cade in coincidenza con il sabato santo cristiano. Oggi la prima, amara e brutale risposta è che la diversità sta nel tragico fatto che, proprio mentre un popolo celebra l’avvenuta liberazione dall’oppressione e l’incamminarsi verso la terra promessa, un analogo anelito di terra e libertà viene fermato nel sangue.

Eppure, in quelle stesse ore di violenza e di morte, attorno alle tavole di famiglia in cui si faceva memoria della liberazione dalla schiavitù in Egitto, il più piccolo ha posto anche quest’anno la domanda a chi presiede la cena e questi ha raccontato ciò che Dio ha fatto per il popolo d’Israele.

Perché questa notte pasquale è così diversa dalle altre ed è vissuta dagli ebrei con un pasto liturgico pieno di lode e di gioia? Perché in quella notte, dice ancora la tradizione ebraica, “Dio ci ha fatto passare dalla schiavitù alla libertà, dalla sofferenza alla gioia, dal pianto alla festa, dalle tenebre alla splendida luce, dall’oppressione alla redenzione”… Sovente è proprio dove lo spessore delle tenebre è più denso che i gesti quotidiani di umanizzazione risplendono con una carica di speranza che trascende ostacoli apparentemente insormontabili.

Così è nei campi profughi che quanti si piegano sui corpi sofferenti aiutano l’umanità intera a rialzarsi; è nelle chiese distrutte dalla furia omicida che risuona con più vigore il canto pasquale dei cristiani; è nel cuore, nella mente e nella voce dei giovani sopravvissuti al massacro dei loro compagni di scuola che si intravede di nuovo il sogno di una generazione e una nazione di eguali; è nei quartieri degradati delle nostre città che il calore di una coperta e un pasto condiviso scioglie il rigore delle ingiustizie e dell’indifferenza; è in mezzo al gelo e alla neve dei nostri valichi alpini che l’obbedienza alla legge interiore fa nascere non solo nuove creature ma anche un domani migliore per la nostra società; è tra i flutti di un Mediterraneo reso ostile dall’uomo che la legge del mare si rivela norma di vita da applicarsi anche sulla terraferma…  Nella celebrazione della Pasqua ebraica si proclama: “Questa notte ognuno consideri se stesso uscito dall’Egitto, liberato dalla schiavitù”.

Questa è una chiamata alla responsabilità rivolto a ciascuno, indipendentemente dalla propria fede: vivere nella libertà per liberare chi della libertà non può ancora godere.

foto: www.tripadvisor.it

http://www.monasterodibose.it/