Dio ci Salvi…ni, di Marina Elettra Maranetto

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Scavo nella memoria: “L’Uomo dei Sogni”, “L’Uomo dal braccio d’oro”, “L’Uomo che sussurrava ai cavalli”… , personaggi da film, eroi positivi.

Noi siamo spettatori dell’ “L’Uomo dalla felpa”,.

Anche ingiaccato, imbolsito dalla perenne campagna elettorale e nonostante la carica di uno dei ministeri più importanti, la felpa gli sta incollata per sempre. Al giuramento in Campidoglio era scomposto,  stropicciato, quasi irriverente, tanto da muovere il sospetto di un copione ben studiato per livellarsi al basso.

Astuto e sfrontato impersona il lato peggiore emarginato dalla ragione, dall’etica e dall’impegno di mantenersi esseri umani.

Confesso la mia insofferenza nell’essere molestata da venditori e questuanti… e percepire disagio al confronto dell’umanità dolente da ritrarre ogni giorno mi fa sentire in colpa. Se non possedessi gli strumenti per razionalizzare il mio malessere  potrei lasciarmi trascinare dal rifiuto, testimoniato dagli ultimi esiti elettorali.

Persone con cui fino a ieri condividevo analisi e principi eletti, cominciano ad essere contagiati dal virus che sta infettando gli Italiani, insofferenti alle  elucubrazioni sui massimi sistemi di quella sinistra incomprensibile alle piazze, ai milioni di poveri assoluti, ormai parenti prossimi della ex classe media che non ce la fa, ai giovani disoccupati o mal impiegati, a privilegi e corruzione. Non dico nulla di nuovo.

Da Berlusconi a Renzi, da Grillo a Salvini, per non andare indietro nella “trista Storia”, siamo un popolo attratto dal Capo che pensi e decida, ammaliante di illusorie promesse. Persino Monti, nel suo percorso transitorio, era parso rassicurante e risolutivo non da pari tra pari, ma da essere superiore e distante come l’Onnipotente: non lo capisci ma hai fede.

Dunque:

Migranti, una dose al giorno, casomai ci dimenticassimo.

Rom. Inutili le ipocrisie: la diffidenza è atavica. Una Rumena te la metti in casa… ma una Rom? Esistono comunità insediate da anni eppure… non è razzismo il mio, ma restiamo divisi e reciprocamente “ignoranti”. Ci sono anche quelli ricchi, alcuni assai preparati da imparare il peggio mafioso made in Italy, marchio depositato.

Ci sono le donne… rinchiuse nei loro abiti asfissianti, con tanti bambini dentro e fuori: le incontri al mercato che conversano sollevate, oppure silenziose, con i mariti a distanza, belli freschi negli abiti estivi. Vorrei scuoterli come ulivi, per far cadere un po’ di medioevo da quelle teste… . Però, evviva , i Sauditi hanno concesso loro la patente e possono uscire di galera.

Poi guardo questi giovani Africani, così belli e atletici nonostante le vite stentate, al cui confronto sembriamo polli bianchicci e sgangherati. Siamo in declino e penso che il futuro siano loro. E’ questo a far paura?

Boeri ci a avvisato: privati del loro contributo non avremmo più soldi per pagare le pensioni in un futuro prossimo.

La casa reale britannica ha dato un forte segnale alla vecchia Europa se nascerà un bambino ‘nniro, nniro, come Ciro’, nipote del futuro re.

Andiamo avanti.

Agli gnocchi non resisto, ne mangerei tanti da chiamare il 118 (o il 112?)… e fu così che per un piatto di gnocchi mi vendetti all’Uomo dalla felpa.

Tre anni fa, sagra degli gnocchi a Fubine.

Giuro che non lo sapevo… ma all’ingresso sventolano le bandiere della Lega. Mi assolvo quasi subito, ormai sono qui, mi dico. I miei due amici hanno lo stesso pensiero, ormai siamo qui, si dicono. Ci accomodiamo all’ultimo tavolo insieme ad altri accomunati da allucinazioni da gnocco. Davanti a noi la platea dei leghisti, anziani e famiglie intere, attende il capo tra stendardi e distintivi lanciando occhiate di riprovazione (o invidia?) all’ultimo tavolo di infiltrati che già hanno la testa nel piatto.

Discorsi, applausi, selfie a non finire. Salvini, devo ammettere, si presta di buon grado e deve amare gli gnocchi. E’ sorridente con tutti, alto e atletico nella verde maglietta attillata, non ancora estenuato dalle pressanti campagne elettorali  ma assidua presenza sul territorio.

Noi tre ci avviamo verso l’uscita attardandoci nel prato all’ora del crepuscolo quando lo vediamo in lontananza mentre, inseguito da una mamma con prole, si concede all’ultimo scatto. Finalmente solo si apparta per una telefonata ed è lì che mi coglie improvvisa la tentazione diavolesca. Mi allontano dagli amici dirigendomi verso di lui che pazientemente smette di telefonare mettendosi in posa con me per un altro selfie.

“No grazie– gli dico mentre mi presento- complimenti per la gentilezza e per l’ospitalità, perché vede, i miei amici ed io siamo probabilmente gli unici tre comunisti d’una volta qui presenti… sa, proprio quelli da Unione Sovietica ormai in estinzione, ed ho immaginato che le facesse piacere conoscerci… inoltre ci pareva sgarbato andarcene così- ho concluso presentando anche i miei amici.

Sorpreso, forse spiazzato, lì l’abbiamo lasciato per una volta senza parole e con un punto di domanda nello sguardo.

Perché lo racconto? Perché l’astuto Salvini si presenta senza seguito, in apparenza, in mezzo a tutti e parlando con tutti mentre “altri” dormono, si fa abbracciare dalle mamme e dalle nonne, dicendo ciò che amano sentire in giro per piazze e piazzette d’Italia, senza tregua.

E con la felpa… .