Genova. Applausi e selfie con i Ministri lasciano sgomenti, di Marco Sappino

Marco Sappino

Hanno colpito molti quegli applausi, quei selfie con i ministri ai funerali di Genova. Certamente sono il segnale di uno stato d’animo diffuso che manifesta un rigetto delle regole della democrazia così come le abbiamo conosciute per decenni e di una sovranità popolare che si esprime “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Rabbia, demagogia, isterismi hanno ormai campo libero e un certo spirito (fintamente) sovversivo è alimentato dallo stesso vertice istituzionale, Mattarella escluso, nel silenzio assordante o nel balbettio di opposizione, sindacati, associazioni.

Sembrano esserci solo le forze della solidarietà ad arginare con atti concreti questa deriva, tra le macerie di un ponte crollato o tra le onde di un mare diventato improvvisamente lontanissimo dalle nostre coste e dai nostri sguardi.

Certo, gli applausi di Genova fanno male a chi cerchi di mantenere una linea di condotta affidata alla ragione, alla condivisione, alla lungimiranza.

Possono perciò lasciare sgomenti. Eppure io credo che di quegli applausi debbano preoccuparsi di più loro, coloro che governano all’insegna dell’odio, dell’anatema, delle facili promesse e delle menzogne.

A loro certi umori presenteranno presto il conto. La loro responsabilità viene ingigantita. Al posto dei Salvini e dei Di Maio, lasciamo stare a cuccia l’inutile Conte, non troverei nei funerali di Genova motivi di orgoglio ma nuovo carburante per una polveriera che stanno alimentando.