L’abbraccio, di Marcello Comitini
L’abbraccio
La notte si fa chiara. Perché Ofelia
torni alla nostra mente?
Prima che ti lasciassi andare
verso il non senso dell’abbraccio.
Dalla gola del fiume a precipizio
lungo gli spigoli taglienti delle rocce
sale la nebbia vaporosa d’acqua.
L’abito ancora intriso del profumo
dei papaveri sugli argini.
E nel vento sentiamo la musica che palpita
quasi il tuo lamento
tra le braccia dell’uomo nell’istinto
di vita e di annientamento.
Come se fosse quello il tempo esatto per morire.
Come se il fiume non avesse braccia e mani
per stringerti al suo petto e sussurrarti
il nome sconosciuto di quell’uomo.