Questa filastrocca, di Gianni Rodari, è stata scritta più di 50 anni fa.

Gianni Rodari è un ricordo vivo della mia infanzia: le sue rime hanno accompagnato i miei primi anni di scuola, come quelli di molti altri alunni.

Lui ha voluto insegnare ai bambini perché è da che si parte alla conquista della conoscenza, alla sperimentazione di modelli educativi che sembrano inesistenti anche per molti adulti.

In queste giornate dove ci si accusa a vicenda, e, intanto, pagano gli innocenti, bisognerebbe rileggere Rodari.

E riflettere. E agire

C’è chi dà la colpa
alle piene di primavera,
al peso di un grassone
che viaggiava in autocorriera:

io non mi meraviglio
che il ponte sia crollato,
perché l’avevano fatto
di cemento “amato”.

Invece doveva essere
“armato”, s’intende,
ma la erre c’è sempre
qualcuno che se la prende.

Il cemento senza erre
(oppure con l’erre moscia)
fa il pilone deboluccio
e l’arcata troppo floscia.

In conclusione, il ponte
è colato a picco,
e il ladro di “erre”
è diventato ricco:

passeggia per la città,
va al mare d’estate,
e in tasca gli tintinnano
le “erre” rubate.

Gianni Rodari – (1962)