La festa Teatro 2 (1)@@0107201204011785

di Patrizia Gioia. Alessandria

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“The square” e “la Ruota delle meraviglie”, due film nelle nostre sale. 

Nel 2013, per Adelphi uscì il libro di Kundera che aveva come titolo “La festa dell’insignificanza”.

Passò quasi inosservato, confermando così la sostanza reale del titolo e la sua tesi: la nostra è un’epoca comica perchè ha perduto ogni senso dell’umorismo.

“ L’insignificanza, amico mio, è l’essenza della vita. E’ con noi ovunque e sempre. E’ presente anche dove nessuno la vuole vedere: negli orrori, nelle battaglie cruente, nelle peggiori sciagure. Occorre spesso coraggio per riconoscerla in condizioni tanto drammatiche e per chiamarla con il suo nome. Ma non basta riconoscerla, bisogna amarla, l’insignificanza, bisogna imparare ad amarla.”

Forse è proprio questo che tentano di fare i protagonisti dei due film in questi giorni sui nostri schermi: The square e La ruota delle meraviglie, il primo dello svedese Ruben Ostlund, il secondo di Woody Allen; tentano di amarla l’insignificanza, ma senza riuscirci, perchè ancora non si dicono tutta la verità sulle loro vite, dove un senso continuo di claustrofobia ti accompagna, dall’inizio alla fine.

I personaggi si rincorrono l’un l’altro senza riuscire mai a parlarsi; nel film di Allen il bambino è il solo che cerca una “luce tra le rovine”, il solo che “incendia” continuamente ogni vecchia cosa nella vana ricerca di ritrovare esseri umani sparsi e persi negli infiniti personaggi che ognuno rappresenta e che mette in atto, come su un palcoscenico di poveri guitti.   

Nessun protagonista, anche l’Arte ha perduto la sua forza svelatrice e trasfomatrice; il curatore museale vive di stereotipi, disperatamente cerca un significato all’insignificanza che lo circonda: un simbolico quadrato dove farci umani, portando all’estremizzazione e all’esasperazione la forza ancestrale del bambino che vive in noi.

La scena di The square dove la piccola bambina, protagonista dell’arte nel quadrato, viene fatta saltare in aria per  conquistare audience e visibilità e fondi museali, riproduce esattamente una pubblicità italiana di qualche mese fa; pubblicità che fu subito fatta ritirare, ci spaventiamo di quello che siamo diventati, perchè ancora siamo lontani dall’amare l’insignificanza. Ancora ci crediamo capaci di sogno, ma quel che chiamiamo sogno è povertà d’animo, spietatezza di sentimenti, ridicoli atti di buonismo e di tradimenti.

Il film di Allen, come una giostra senza sosta, non lascia spazio al fermarsi per poter riflettere su gli atti che commettiamo e ripetutamente perpetriamo con un sentimento insignificante di colpa, di vergogna, di orrore. La coazione a ripetere cade sui protagonisti come un’acquazzone estivo, con quel sottofondo da luna park che è l’architettura della nostra vita. Viviamo dove un tempo venivano messi in mostra le donne cannone o gli elephant men. Siamo noi i nuovi mostri, la festa dell’insignificanza è in atto, venite signori e signori! Ma non c’è più nessuno che viene a guardarci pagando il biglietto.

Nel film The square, una delle protagoniste ha dato nome Adolf al suo cane.

Siamo riusciti a mettere fuori quel che dentro non riusciamo a sostenere, lla bestia  che c’è in noi è rabbiosa, digrigna i denti e azzanna; splendida in The square la metafora della festa al museo per raccogliere fondi con l’uomo-bestia che finalmente fa quel che è . Un’ottima rappresentazione di quel che siamo.

I bambini che ridono non ci sono più. In entrambi i film i bambini sono in una terra d’esilio, si spostano, da un luogo all’altro, rispondendo agli agiti di genitori incapaci e inconsapevoli.

Saranno capaci di ritrovare la Fantasia dentro quel turbinio di immagini da cui sono circondati? Saranno capaci di formare un nuovo coro, ognuno con la sua voce, una voce ritrovata?

Come mi piacerebbe dire SI !  SI! riusciranno a spaccare il recinto e a liberarsi e a librarsi nell’aria come in quella meravigliosa processione su nel cielo di miracolo a Milano, o come quella con le biciclette che s’alzano nel blu con l’auto di ET.

 

In sottofondo una voce lascia aperta la domanda: Ridi ?