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In 10 anni la scuola italiana perderà un milione di allievi
Fondazione Agnelli: il calo di nascite e di madri potenziali causerà una drastica diminuzione di classi e insegnanti
Nord e Sud. A soffrire di più sarà il Sud (-17% alle materne, -19% alle elementari e alle medie, -13% alle superiori) ma il calo (tra il 9 e il 16%) coinvolgerà anche il resto d’Italia
Elisabetta Pagani Torino http://www.lastampa.it
Nel 2028, a causa del progressivo calo delle nascite, dei 9 milioni di banchi oggi occupati in Italia da studenti di tutti i gradi, dalla materna alla secondaria, ben un milione rimarrà vuoto. L’effetto – se la politica non interverrà – sarà la perdita di 55.000 posti di lavoro per i docenti. È lo scenario che emerge da «Scuola. Orizzonte 2028», in cui la Fondazione Agnelli disegna l’evoluzione dei numeri della scuola italiana nel prossimo decennio.  
Confrontata con gli altri Paesi europei, l’Italia è quello in cui il numero di bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni (quando termina la scuola dell’obbligo) segna la diminuzione maggiore. Il motivo? Si fanno e si faranno sempre meno figli perché fra il 2007 e il 2017 è diminuito del 10% il numero di madri potenziali (donne fra i 15 e i 45 anni) nonché del 6% la loro propensione ad avere bambini (e del 15% quella delle donne straniere). Sullo sfondo, la Fondazione Agnelli rileva anche la riduzione dei flussi migratori internazionali, con un saldo con l’estero sceso dal 7,5% al 3% in dieci anni.

I primi e più consistenti effetti del calo delle nascite si riflettono, ovviamente, sulle scuole materne e primarie dove entro il 2028 si perderanno, rispettivamente, 6300 sezioni e 18.000 classi. Tagli sono attesi anche nelle scuole medie e superiori (in totale 12.400 classi), anche se più avanti, perché per qualche anno le iscrizioni continueranno, debolmente, a crescere (nel 2028 il saldo rimarrà positivo solo nelle superiori del Nord e del Centro). A soffrire di più sarà il Sud (-17% alle materne, -19% alle elementari e alle medie, -13% alle superiori) ma visto che il calo (tra il 9 e il 16%) coinvolgerà anche il resto d’Italia, superiori escluse, si attenuerà il fenomeno dei trasferimenti dei professori al Centro-Nord per entrare in ruolo.

Se nel 2028 dovessero valere leggi e regole vigenti – ad esempio sul numero di studenti per classe – secondo le previsioni si perderanno 12.600 posti di lavoro nella scuola dell’infanzia, 22.100 nella primaria, 15.700 nella secondaria di I grado e 5200 in quella di II grado, per un totale di 55.000 docenti in meno. Questa situazione – osserva la Fondazione Agnelli – propone alle politiche scolastiche sfide e problemi nuovi: contrazione degli organici, calo della mobilità territoriale e rallentamento del turnover, con il risultato di un minore rinnovamento del corpo docente. I governi del prossimo decennio – sottolinea la Fondazione – possono scegliere di non reagire accettando la riduzione dell’organico (per un risparmio di 1,8 miliardi di euro all’anno) oppure investire nell’istruzione: rafforzando la scuola del pomeriggio con più tempo pieno e iniziative di contrasto all’abbandono scolastico, aumentando il numero medio di insegnanti per classe oppure, come si prevede di fare in Francia soprattutto nelle aree più problematiche, riducendo quello degli studenti.