di Olga Karasso
Non ti infiammare
Non ti infiammare troppo
per il violento grottesco del mondo
non sarà semplice ma ti ci abituerai
rileggi la storia, credimi,
niente -ahimè!- di nuovo.
Il giusto, sai, che un giorno
non ti si taccia di vigliacco.
Non ti infiammare troppo
per i comizi degli uomini di genio
le parole dotte che ora avvampano
la tua verde mente il tuo bel corpo,
donne al servizio di madre Energia
che paga a ore e di colpo le licenzia.
Scodinzolanti come il tuo gatto
vengono irresponsabili vanno.
Non ti infiammare troppo
per il passato che conclamano.
Non lo conosci. C’eri settant’anni fa?
Rispondi. Cinquant’anni fa?
E, dimmi, trent’anni fa? Nemmeno.
Non hai vent’anni. Forse diciotto.
Il tuo presente non è il mio.
Alla tua età, sai,
avevo il tuo sguardo chiaro
che trapassava le montagne
alla tua età, sai,
avevo in testa il tuo sogno
che asserviva l’universo
alla tua età, sai,
rosso di rabbia fremevo
come animale braccato
alla tua età, sai,
avevo le stesse tue certezze
quando rimbalzava la voce
sui sacchi di sciocchezze.
Alla tua età, sai,
avevo perduto la tua allegria
malinconico per casa girava
rumoroso il silenzio egoista
di chi s’era un giorno trovato
in piazze impazzite di fuoco
cane sciolto.
Non ti infiammare troppo
il giusto, sai,
che non abbiano a gridare
che fosti un vile traditore.
Quel cielo che non ha smesso
da quando lo conobbi, ti giuro,
la sua finzione di immacolato
magnanimo
in realtà nulla sai del suo pensiero
se sia vivo o lì per ornamento.
Quel cielo che di notte imploravo
alla tua età, sai,
non mi era fratello.
Vuoi che gli importasse del blateramento
di uomini? Dimmi. Destre o sinistre?
Vuoi che gli importasse di altre infanzie
cupe dei lamenti di altre guerre idiote?
Fascismo comunismo – e del nazismo? –
credi sul serio gli avessero rubato il sonno
fatto vibrare di orrore?
Alla tua età, sai,
dubito l’avessi impressionato
quando polmoni pieni urlavo
per amore di branco
i motivi occulti di un altro.
Non ti infiammare troppo
il giusto, sai,
per sentirti uomo più a lungo.
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