Intervista al poeta e scrittore Vito Sorrenti, a cura di Pier Carlo Lava

Vito ciao e benvenuto su Alessandria today è veramente un piacere ospitarti, ci vuoi raccontare chi sei, cosa fai nella vita oltre a scrivere e qualcosa della città dove vivi?

Grazie a Voi per l’ospitalità. Chi sono? Per definire chi sono prendo in prestito le parole, assai calzanti, che il Centro d’Arte Coreografica “Aglaia” Premio “Nicola Mirto” 2009, ha utilizzato per attribuirmi il Premio Cultura “Adriano Angelo Gennai” “per alti meriti poetici”:  “Uomo di grande rettitudine morale, signorile nei modi, colto e sensibile…”.  Per oltre 40 anni ho svolto la professione di Tecnico Sanitario di Radiologia Medica dapprima presso Il Centro Traumatologico Ortopedico di Milano e successivamente presso l’INAIL. Ora, da pensionato, mi dedico ai miei affetti e alle mie passioni, in primis alla poesia, e, in pari tempo, assisto, dolente e impotente, ai tragici eventi che si dipanano, giorno dopo giorno, sotto i nostri occhi. Dal 1978 vivo a Sesto San Giovanni, una città ricca di storia, che al momento del mio arrivo era disseminata di grandi fabbriche che ne facevano uno dei maggiori poli industriali non solo della Lombardia ma dell’intero Paese. Nel corso degli anni ho avuto modo di assistere ai suoi profondi cambiamenti che l’hanno trasformata da città industriale a città del terziario avanzato.

Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Le prime poesie l’ho scritte all’inizio dell’età adolescenziale per un amore segreto che è rimasto tale. Subito dopo, quando ancora non avevo compiuto i 16 anni, sono andato via da casa per lavorare. E il lavoro di giorno e la scuola di sera, mi hanno assorbito completamente. Successivamente il matrimonio e la nascita dei figli… Insomma per un lungo periodo non ho scritto niente ma ho utilizzato il mio poco tempo libero per leggere tutto quello che mi destava interesse e piacere e appuntare sui miei diari le riflessioni che le letture mi destavano. Solo intorno ai 35 anni, in seguito a un evento che mi ha tenuto lontano dal lavoro per alcuni mesi, si è riaffacciata l’ispirazione insieme al desiderio di registrare il mio sentire.

Ci sono ore che prediligi nella giornata per scrivere, oppure no e cosa provi quando scrivi?

Non ho alcuna preferenza, scrivo quando affiora un’idea degna di essere presa in considerazione. Provo una grande gioia soprattutto quando sento che ciò che sto per scrivere contiene qualcosa d’interessante, di bello, di valido. In altre parole la gioia è generata dalla consapevolezza che ciò che stai per scrivere ha una valenza assoluta, universale capace di toccare l’anima del lettore.

Dalla tua biografia leggiamo che hai pubblicato molti libri di poesie, ce ne vuoi parlare in sintesi?

Sì, ho pubblicato 9 silloge poetiche nelle quali ho affrontato una molteplicità di temi: prevalenti e ricorrenti sono quelli che prendono spunto dall’esperienza diretta e dall’osservazione attenta della realtà che ci circonda; molte liriche che compongono le raccolte sono figlie dell’urgenza interiore di manifestare il mio stato d’animo davanti al dispiegarsi tragico della vita, davanti agli eventi drammatici e dolorosi che si consumano sotto i nostri occhi; davanti alle miserie umane che involvono il nostro vivere quotidiano. Molte composizioni si soffermano sugli avvenimenti più luttuosi che hanno sconvolto l’umanità negli ultimi decenni. La forza che mi sospinge a scrivere è generata dal desiderio di dare voce ai vinti, ai dolenti, agli emarginati, agli esclusi, e per denunciare gli abusi, i soprusi, le sevizie perpetrati ai danni delle vittime dell’odio e della barbarie.

Il primo libro è come il primo amore non si scorda mai, ci puoi raccontare quali difficoltà hai incontrato per pubblicarlo e quale è stato il tuo primo pensiero dopo averlo pubblicato?

Il mio primo libro, “Gocce d’amore” l’ho pubblicato qualche anno dopo aver vinto il Premio speciale della Giuria – Sezione poesia singola inedita – alla 3^ edizione del Premio di Poesia e Prosa “Anna Cova” (Milano), con la lirica “Trittico per Sarajevo”, perché quel riconoscimento e soprattutto la motivazione, mi hanno dato consapevolezza del valore della mia poesia e, in pari tempo, mi hanno dato la spinta per superare la mia ritrosia e il mio imbarazzo a mostrare la mia anima nuda, a mettere in piazza i miei sentimenti. La maggiore difficoltà che ho incontrato e incontro tutt’ora, per pubblicare non solo il primo, ma tutti i miei libri, era ed è legata al fatto che tutte le mie raccolte contengono delle composizioni (Trittici, Amebei, Corali ecc.) con una particolare impaginazione che per riprodurla, senza danneggiare l’antitradizionale architettura metrica e la trama dialogica con la contrapposizione delle voci che rendono vibrante la lettura dei versi, occorre il formato A4, non usato dalle piccole case editrici. Da qui la necessità di adattarle ai formati in uso, col rischio di perdere la forma innovativa che a mio modesto parere, costituisce una novità assoluta nel panorama della poesia almeno pari alla novità introdotta da Ungaretti con i suoi “Versicoli”. Nel momento in cui ho avuto in mano una copia del mio primo libro ho pensato con una certa soddisfazione, che ero riuscito a raggiungere un obiettivo che segretamente ed intimamente coltivavo da sempre.

Cosa si prova a ricevere moltissime segnalazioni di merito e premi, e sempre come primo classificato?

Come dicevo prima, la gioia vera si prova quando il lampo dell’ispirazione illumina la mente e genera una vibrazione interiore che segnala la bontà del pensiero, dell’immagine da fissare sulla carta. Le segnalazioni di merito, i premi sono un fatto di cronaca che attesta che qualcuno apprezza le tue opere, i tuoi lavori e ciò dà una certa soddisfazione.

Solitamente quali canali usi per pubblicizzare i tuoi libri?

Ahimè, non ho assolutamente l’anima del commerciante e quindi mi limito a segnalare la loro uscita sul mio sito : http://vitosorrenti.weebly.com/ (dove sono reperibili moltissime notizie relative alla mia attività poetica), tramite e-mail agli amici e postando su Facebook liriche tratte dalle raccolte medesime insieme alle indicazione necessarie per il loro acquisto.

Tu collabori anche con alcune riviste, ce ne vuoi parlare?

La mia collaborazione con le riviste si limita alla pubblicazione di liriche e di qualche sporadica recensione.

Sei inoltre presente con numerosi aforismi in alcuni volumi ce ne vuoi parlare?

Ho sempre subito il fascino dei lampi della mente, delle scintille dell’anima e in particolare delle sentenze di ordine morale. E ogni volta che nel corso delle mie variegate letture ne trovavo una la sottolineavo o la trascrivevo sui miei diari, così come appuntavo sugli stessi diari i miei pensieri, le mie riflessioni. In seguito, quando ho incominciato a partecipare ai concorsi letterari, un certo numero di queste mie riflessioni sono state selezionate e pubblicate nei volumi “La brevità speculare” e “Il lotto delle reliquie”, editi dal Laboratorio delle Arti a cura di Domenico Cara, altre riflessioni sono state pubblicate su raccolte antologiche.

Cosa consiglieresti ad un giovane o ad una giovane che iniziano a scrivere?

Consiglierei loro di leggere la poesia di Charles Bukowski intitolata “E così vorresti fare lo scrittore?”. Una poesia che contiene gran parte di quello che deve sapere chi aspira a fare lo scrittore o il poeta. In tutte le attività, per raggiungere livelli accettabili, è necessario avere motivazione, volontà e passione. Nell’arte oltre a ciò, occorre una dedizione assoluta, un amore viscerale e soprattutto l’aspirante poeta deve, a mio parere, aver fatto esperienza diretta e profonda del dolore nelle sue mille sfaccettature, perché, a mio modo di vedere, il dolore è un maestro vero. E il vero sapere si apprende solo alla sua scuola. Perché, per me, il dolore è strumento di trascendenza che riesce ad aprire porte invisibili e a trovare le parole per dire l’indicibile.

Secondo te cosa pensa la gente dei poeti e degli scrittori?

Penso vi siano fra la gente posizioni variegate e diversità di vedute.

Vi è gente davvero consapevole del ruolo che hanno svolto e che continuano a svolgere nella società i veri scrittori e soprattutto i veri poeti, che nutre nei confronti degli stessi una buona considerazione;

vi è gente che appartiene al gruppo “con la cultura non si mangia” che non solo non ha alcuna considerazione ma li apprezza come si apprezza il fumo negli occhi;

vi è gente, scolarizzata e non, che dopo il ciclo degli studi si limita a leggere il rotocalco o il quotidiano sportivo e dei poeti non gliene frega niente;

vi è gente che preferisce pulire le fogne piuttosto che leggere una pagina.

Qual’è la tua opinione sulla politica italiana relativamente alla cultura in generale?

Se è vero com’è vero che il nostro paese possiede il patrimonio culturale più ricco e importante del mondo, che dovrebbe costituire una fonte di ricchezza inesauribile sia dal punto di vista culturale, morale, spirituale, estetico, sia dal punto di vista materiale con la sua capacità attrattiva, e se, alla luce di ciò, prendiamo in considerazione quello che la politica italiana ha fatto e continua a fare per conservarlo, valorizzarlo e offrirlo agli amanti delle arti e delle bellezze ambientali, la mia opinione non può essere che negativa.

Stai già scrivendo il tuo prossimo libro e nel caso ce ne vuoi parlare?

Ho pronta per la pubblicazione una silloge poetica inedita (50 liriche) intitolata “Versi avversi e diversi” che affronta temi di grande attualità da un punto di vista diverso rispetto a quello utilizzato dai campioni dell’egoismo. Un altro manoscritto, intitolato “Versi di anni diversi” che raccoglie poesie composte nel susseguirsi degli anni e non inserite nelle raccolte pubblicate, insieme a una raccolta di aforismi (circa 120), è quasi pronto e spero di pubblicarlo quanto prima.

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto?

Per quanto riguarda i progetti per il futuro e i sogni nel cassetto, in questo momento l’obiettivo che perseguo è quello di vivere; e il sogno è quello di vivere dignitosamente allietato dal suono della lira e conservando la capacità di discriminare il vero dal falso.