Beige che sfila dai finestrini,
nel medio dell’affronto di due orizzonti,
che foglie riposano ai piedi della Madre
in un cielo grigio come le sue iridi.

Il suo biondo ampolloso m'agonizza.

Stazioni equivalenti nel calvario del ritorno,
pensieri inficiati dal subliminale ricordo di noi
in un tetris di complicità.


Dove, cosa, ora?


Mi spaventa l’ansimante respiro della solitudine
che impregna i muri di rimpianti,
i visi di rughe saettanti
gli occhi di neve d’estate
e Utrecht del suo profumo.
Tegole obbedienti allineate
su tetti acuti e austeri.


Azimuth dei miei pensieri.


Silenziosi canali sui quali ci specchiammo
trascinano i nostri volti
attraverso gli orizzonti divisi
dei feroci litorali del nord.

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Grazie a migliaia al Borto per la location della foto di copertina.

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