Quant’è vero Dio, di Patrizia Gioia

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Tempo fa fa alla Sala Buzzati del Corriere la presentazione del libro “Quant’è vero Dio” di Sergio Givoni,

con Remo Bodei e Armando Torno.

Anche se nel titolo del libro non c’è traccia di punto di domanda alla domanda per eccellenza sulle cose ultime ( quanto è vero Dio ?) mi è parso che, durate il dialogo tra i relatori, non ci fosse nemmeno traccia della presenza univoca e certa di quel che chiamiamo Dio (nonostante il fermo e decisivo “punto “ nel titolo in oggetto).

Ma del resto che cosa ci aspettavamo? Una risposta univoca sull’ineffabile ? Su quel Dio che, uscito di scena, siede tra gli spettatori dove, più che giudicarci, è lui stesso diventato domanda a sé stesso?

In un’intervista di Antonio Gnoli a Ferruccio Parazzoli di qualche giorno fa, alla domanda : per lei cos’è la fede’, Parazzoli risponde: “un atto di volontà consapevole e quindi anche razionale. La ragione non risolve il mistero. Ma ci sono molte ragioni per credere. Per me rappresenta un atto di volontà.” 

Sarebbe interessante approfondire “le molte ragioni per credere” , ma a mio avviso, anche se si riuscisse a trovarle tutte, non sarebbero mai bastanti alla insanabile sete d’infinito che vive nell’uomo e che per fortuna non ci abbandona, anche se ultimamente questa sete viene subito sedata, non dal fertile dubitare, ma dal nichilismo imperante che non ha più “fede” nella domanda, avendone troppa nella risposta.  

Siamo in uno stato di morale provvisoria permanente, dove si crede sia meglio trovare sempre un nuovo padrone piuttosto che risvegliarsi al precipizio della libertà.

E’ una scommessa che l’uomo gioca quotidianamente quella del senso della Vita; si tratta ogni volta di rinnovare un’adesione a questo gioco, dove l’ineffabile – l’infinitamente indicibile o meglio ancora l’infinitamente dicibile ! – ha necessità di un limite, quel limite “sacro” ( l’antica linea della lira ) oltre il quale si “delira”, cioè ci si perde in un universo dove Dio gioca a dadi ( ma con chi ?! ).

Tutto è relazione, anche la Verità e dunque anche Dio cresce e muore con noi.  

La laicità a noi tanto cara, pone l’essere umano – il laico appunto – davanti al tempio dove si dispone ad ascoltare quello che dal tempio viene detto.

 

Quello che fa la differenza è l’esistenza della domanda, limite fertile alla nostra finitezza : è Lui che mi parla o sono i miei fantasmi? E’  Parola di verità o d’inganno?

Saper sostare con fiducia nella sacralità di questa domanda ci fa uomini incamminati verso la comune umanizzazione. Una inter-in -dipendenza cosmica in cui ognuno di noi è cooperante: miserere me Signore che sono povero e unico !  

Se non rendo onore al mio compito ci sarà un buco nell’armonia del mondo.

Quell’atto di volontà di cui Parazzoli parla è per me questo: avere fiducia che – nonostante tutte le evidenze ( le apparenze ? ! ) possano dire il contrario –  io “sento” ( faccio esperienza in me )che la che la Vita ha un senso e a questo senso sono disposto ad obbedire.

Servire Necessità, stare in ascolto della profondità da dove la Parola emerge senza bugia alcuna.

La nostra umana dimensione mistica. E ci vuole volontà per “crederci” !

Giovanni diceva : il verbo si è fatto carne; oggi – sottolinea giustamente l’autore del libro Givone_ il verbo si è fatto macchina, e anche la volontà è diventata una macchina senza più pilota.

Ecco la nostra responsabilità di uomini e donne, non aderire al sistema criminale  che vuole ridurre tutto a uno, noi omogeneizzati nel tutto indistinto, ma riprenderci la dignità del nostro essere e rimettere al centro il centro della Vita, di ogni vita.

Creare l’ uomo – dice Dio – a mia immagine e somiglianza, non significa creare un uomo a mio uso e consumo come l’uomo oggi sta facendo; stravolgimento del nostro essere che quotidianamente e supinamente accettiamo senza battere ciglia.

Si può manipolare la sacralità della Natura – che è la nostra – solo se dimentichiamo di porci un limite “sacro” prima del quale fermarci. E in silenzio fare esperienza che tutto e partecipa al banchetto della Vita…dove Dio è seduto accanto a me, col tovagliolo in mano.