Intervista alla poetessa Simona Chiesi, autrice della silloge poetica “Sfarsi”. “Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità”
di Pier Carlo Lava
Dopo la biografia a questo link: https://alessandria.today/2018/12/15/la-poetessa-simona-chiesi-si-presenta-ai-lettori-di-alessandria-today/ Alessandria today è lieta di pubblicare un intervista alla poetessa Simona Chiesi, autrice della silloge poetica “Sfarsi”. Simona afferma che la cultura da ad ognuno lenti meravigliose per leggere il mondo ed esprimerlo.
Simona ciao e bentornata su Alessandria today, è veramente un piacere farti un intervista, ci vuoi raccontare dove sei nata, chi sei, cosa fai nella vita oltre a scrivere e qualcosa della città dove vivi?
E’ un piacere anche per me farmi conoscere da Voi. Sono nata a Firenze e attualmente vivo nella provincia di Pistoia. Insegno Lettere in una Scuola Secondaria e mi piace e mi diverte il mio lavoro con i ragazzi, con loro imparo tante cose e cerco di trasmettere la mia passione per la scrittura e la lettura di classici e di contemporanei. Sono una persona riservata e gentile, mi piacciono i viaggi, vado spesso a teatro o a visitare mostre d’arte o mercatini antiquari.
Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?
Scrivo da molti anni, fin da ragazzina. E’ una passione che ho coltivato per me stessa fino a pochi anni fa, poi ho iniziato ad inviare poesie a concorsi e mi sono resa conto che ricevevo molti apprezzamenti. La motivazione per la scrittura poetica è duplice: da un lato l’espressione di un’emozione, uno stato d’animo, dall’altro la passione per le parole. Mi piace giocare con le parole, accostarle, trovare immagini nuove, parole non troppo consuete: mi sono sempre appuntata con voluttà parole scoperte leggendo un libro o ascoltate chissà come… Fin da ragazzina “collezionavo” parole o poesie che mi piacevano e le trascrivevo a mano in quadernetti che conservo ancora oggi. Col tempo ho imparato ad approfondire il linguaggio poetico, a costruire figure retoriche e a disseminarne i miei testi poetici; ho continuato a documentarmi sulla poesia leggendo e frequentando corsi di aggiornamento. Il gusto per le parole, che è diventato poi sensibilità poetica, è maturato piano piano, si può dire che nel lungo periodo di letture il materiale poetico è decantato dentro di me come vino, e poi è diventato il mio personale modo di esprimermi.
Ci vuoi parlare della tua silloge “Sfarsi” e dei riconoscimenti ricevuti?
“Sfarsi” è una silloge poetica pubblicata a giugno 2018 dall’editore Aletti. Raccoglie alcune poesie “antiche”, e altre più recenti, soprattutto contiene diverse poesie che hanno vinto concorsi nazionali e internazionali. Il titolo l’ho scelto io, come la copertina.
Sfarsi è per me l’atto di vivere e di avviarsi lentamente, ma inesorabilmente, al pieno della maturità verso il fine ultimo. In perfetta sintonia con la mia raccolta poetica, per rappresentare questo concetto, ho scelto per la copertina l’immagine di una medusa arenata sulla riva. La foto di Genj Bianucci si presta a mille interpretazioni, come anche la poesia stessa: sembra l’immagine capovolta di un riflesso lunare, sembra una perla opalescente che brilla sulla sabbia, o una palla dimenticata sulla riva o anche un uovo di un nuovo mondo primordiale … Ognuno può leggerci ciò che vuole e ogni interpretazione avrà la sua ragion d’essere, ognuno sentirà vibrare in sé le corde interiori alla lettura di una o dell’altra lirica.
La citazione di W. Faulkner presente in apertura “La poesia è l’intera storia del cuore in una capocchia di spillo”, ritengo che rappresenti bene le tematiche del mio libro: sono storie del cuore, quando è felice, quando sogna, desidera, aspira, quando è cupo, triste, quando è disperato. Sono tante situazioni, pensate e meditate, di cui ho delineato un ritratto con le parole, come farebbe un pittore con i colori.
Non tutte le mie poesie sono legate a eventi reali o personali. Spesso è la realtà della mente che ha immaginato questi eventi che hanno costituito l’oggetto poetico, molto spesso sono solo immaginati e solo una piccola pennellata di realtà li ha resi più vivi.
Nel mio mondo interiore accadono tante cose, ed è a questo a cui attingo. Ci sono alcune poesie che si riferiscono a fatti reali, come ad esempio “In un canto di cielo”, scritta in ricordo di mio padre, e in cui chiunque abbia vissuto l’esperienza di una perdita potrà riconoscersi, ma più di frequente sono castelli di parole su un tema lungamente pensato. “Sfarsi” significa anche sciogliersi, liquefarsi, e il poeta sa che per esprimersi spesso deve spogliarsi di tante parti di sé per farsi liquido ed assumere mille volti e mille identità. La poesia è un distillato e una goccia di sé, ma anche della propria capacità empatica di sentire gli altri e saper tradurre in parole i frammenti ricomposti di tante storie vissute. Con queste liriche si creano quadri dell’anima con parole sempre nuove, scelte per i loro suoni e le possibilità evocative, e intrecciate a costruire storie di situazioni e di sentimenti personali e universali. I temi sono differenti: il ricordo, la malattia, la morte, l’innamoramento, il distacco, la perdita, la violenza, l’immigrazione… La ricerca è sempre quella del tocco lieve e magico dell’emozione.
Chi sono per te i poeti e come vedono il mondo, e che mondo sarebbe senza di loro?
Di persone sensibili, per fortuna, ce ne sono molte, e tanti sanno esprimersi con i gesti, con la voce, con la pittura, con l’arte in genere. I poeti usano il linguaggio per farlo e sanno emozionare con le parole. La poesia è “la luce di un lampo” dice Kahil Gibran, ma faccio mia questa definizione perché la trovo particolarmente efficace.
La poesia mi ha accompagnato per molto tempo in solitudine. Ho scritto solo per me perché mi piaceva, ne traevo benessere e armonia. Il fatto che poi sia emerso che piaccia ad altri è secondario, anche se gratificante. Io ho sempre letto poesie e da alcune sono rimasta colpita e mi hanno risuonato dentro per molto tempo. Vorrei che ognuno potesse apprezzare la poesia perché fa bene all’animo, indipendentemente dal fatto che sia mia o di altri. Avere un libro di poesia sul comodino e centellinarsi la lettura di singole poesie tutte le sere abitua l’animo ad essere profondo, a riscoprire l’interiorità in un mondo in cui essa è spesso calpestata. Il poeta soprattutto ai giorni d’oggi viene guardato con un misto di scetticismo canzonatorio e un po’ come l’ultimo della tribù’ dei romantici. Io ormai ho raggiunto un’età in cui si comprende che non si può piacere a tutti e non si può essere apprezzati da tutti, quindi il fatto di suscitare un’idea un po’ demodé non mi tocca più di tanto. Anche prima che si scoprisse che avevo la poesia nel cuore ero considerata una persona un po’ con la testa tra le nuvole. Io ho imparato ad accettarmi e a circondarmi di persone che mi accettano come sono. Ho scoperto che ci sono comunque tanti che apprezzano la sensibilità d’animo, perché hanno capito che abbiamo bisogno della gentilezza e dell’armonia. C’è una frase di Charlie Chaplin che possiamo ascoltare nel film “Il Grande Dittatore”, che recita: “La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà. La scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha reso duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità. Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità, la vita è violenza e tutto è perduto”.
Ci risulta che hai partecipato a diversi concorsi letterari dove hai riscosso un grande successo.
Ho partecipato a concorsi di poesia nazionali e internazionali: ho vinto il terzo premio del Premio Nazionale “Donna Delicata Forza di un Fiore I edizione ” nel 2016; nel 2017 sono stata finalista al Premio “Un Monte di poesia”2017 e ho vinto il I premio al IV Premio Internazionale Letterario e d’arte “Nuovi occhi sul Mugello” e il II premio al Concorso internazionale “San Domenichino” (con una silloge di venti poesie; ha ricevuto il Diploma d’onore al Concorso “Michelangelo Buonarroti” e al Premio “Donna delicata Forza di un fiore II edizione”. Nel 2018 ho vinto il I premio del Concorso Internazionale “Maria Cumani Quasimodo” nel 2018 ( con una silloge di trenta poesie, premio che mi è valso la pubblicazione di “Sfarsi”), e il III premio al Concorso nazionale “Argentario” 2018; ho vinto il Premio “Le parole dell’Amore” 2018, sono risultata finalista al Premio internazionale “Quasimodo” e al Premio “Gioacchino Belli” nel 2018 ; ho vinto il Terzo premio del Concorso Letterario Nazionale “Riflessi” della Casa Editrice MDS ; sono risultata finalista al premio nazionale “Il Delfino”2018; ho ricevuto una segnalazione d’onore al premio nazionale “Rifugi d’Anima” dell’associazione Luna Nera. Alcune mie poesie sono state selezionate per la pubblicazione in antologie letterarie ( tra cui “Poeti dell’Adda”, premio “Pontevecchio”, “Dipendenze” di MDS editore, “Luna Nera”) e sulla rivista “Euterpe” n. 20 del 2016. Il mio libro edito ha ricevuto una menzione di merito al Premio Letterario Europeo “Massa città fiabesca di mare e di marmo” e un diploma d’onore con menzione d’encomio al “Premio Michelangelo” 2018.
Cosa pensano le persone dei poeti e della cultura?
Non so cosa pensino gli altri, a me i poeti sono sempre piaciuti e tanti li ho ammirati per la magia del loro tocco. Della cultura penso che dia ad ognuno lenti meravigliose per leggere il mondo ed esprimerlo. Penso che non sia mai abbastanza e sia in continua evoluzione. Non mi stanco mai di ripetere ai miei alunni quanto è importante la cultura, e cerco di far loro apprezzare la poesia, con lentezza, perché l’appropriarsi del suo linguaggio richiede tempo.
I tuoi consigli per chi vuole iniziare a scrivere?
La scrittura poetica può rendere lieve il racconto di esperienze, idee, passioni, e offrire lenimento ai dolori, e può agire ancora più in profondità, con un processo di sublimazione che condiziona la vita psichica e trasfonde armonia nei nostri giorni. Per me la poesia ha significato tutto questo e il mio libro rappresenta questo processo lento e graduale che da sempre fa parte della mia vita e che mi porta tranquillità, benessere. Il mio consiglio per chi vuole iniziare a scrivere poesie è quello di trovare tempo e spazi per se stessi e lasciarsi andare, lasciare con semplicità che emerga il proprio mondo interiore e ci raggiunga; solo dopo selezionare le idee e cercare di dare una forma sempre migliore alla scrittura, che nel caso della poesia deve essere armoniosa e musicale.
La tua opinione sulla politica italiana, relativamente alla gestione della cultura e dei beni patrimoniali del nostro paese?
E’ una domanda impegnativa, soprattutto pensando al mio ruolo di insegnante-educatore. La cultura è fondamentale per affrontare la complessità del mondo d’oggi, per stare in una società in modo costruttivo e denso di valori, ed è fondamentale imparare a pensare in modo ragionato e critico, studiare e risolvere problemi con sistematicità e in forma autonoma, saper collaborare in modo rispettoso, empatico, senza prevaricare, con maturità emotiva ed affettiva. Investire nella cultura e nella scuola dovrebbe essere una priorità per la politica, in modo da formare un popolo più consapevole, e libero. Da lì discendono anche tutte le valorizzazioni delle forme d’arte e dei beni patrimoniali del nostro Stato. Direi che si potrebbe fare decisamente di più per la scuola.
Stai già scrivendo il tuo prossimo libro?
Ho continuato a scrivere e ho da parte una serie di poesie che potrebbero costituire un nucleo di una prossima silloge. Alcune sono state già premiate. Vedremo…
Progetti per il futuro e sogni nel cassetto?
Ho avuto molta soddisfazione dalla poesia, non chiedo di più. Se merita, lei saprà camminare con le sue gambe e questa volta sarà lei a condurmi dove vuole…
Infine, vuoi regalare un pensiero e una poesia ai lettori del blog?
Ai lettori del blog regalo la poesia che ha dato il titolo al libro, una poesia sulla morte, ma piena di vita, e rivolgo loro l’invito, se la apprezzeranno, a curiosare in tutta la raccolta per trovare quei testi poetici che toccano le proprie corde.
Sfarsi
Tuffarsi nel vuoto
e non sentirsi precipitare,
farsi aria e farsi volo,
sfarsi al sole come una medusa
gettata sulla sabbia,
finire il soffio vitale
e divenire un’ombra,
tremante al passaggio,
poi un abbaglio di luce.
Cosa sarà mai la morte
per noi che ci sfiniamo di vita?
Per noi che avvertiamo
l’impalpabile battito
d’ali delle farfalle,
per noi che un volteggio
di rondine è un gergo
di sottili corrispondenze,
per noi che sentiamo
l’intrecciarsi delle radici
palpitanti degli alberi,
e il tepore delle scaglie
concave nelle pigne,
lo struscio delle squame
nella corrente fresca.
Per noi che siamo immersi
come petali di un mazzo
e avvertiamo il fiato dei sassi
e ci sentiamo semi di spighe
in una vallata del mondo.
Non sarà niente,
sarà un’onda che si disfa e
si risveglia vento.
(Simona Chiesi, dalla silloge “Sfarsi”
ed. Aletti 2018 )