Un Momento fa Forse, di Giovanni Ardemagni

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SINOSSI/RECENSIONE di UN MOMENTO FA’ FORSE

Jacques Ragan, economista Roma, maggio 2019

Il terzo romanzo di Giovanni Ardemagni non è solo la storia di un licenziamento “perché vecchio”, storia di amicizia intensa, di solitudine di un amore intimo tra un uomo solitario e una prostituta, storia di libero arbitrio con un finale tinto di giallo/noir (la cosa interessante è che sarà il lettore a giudicare se è omidicio o suicidio) ma è anche  un invito a fermarci: non per contemplare il lago di Zurigo, i paesaggi suggestivi della Svizzera o per rifugiarsi in false note dettate da un lontano e remoto passato glorioso; quello dei coloratissimi anni del boom economico, ma piuttosto per amicarsi quell’attimo vitale per affrontare con un timido coraggio le proprie ombre onnipresenti e spietate.

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Il romanzo di Ardemagni è un pugno allo stomaco che ci lascia senza fiato, increduli e profondamente scossi dai colpi impietosi di una vita che si sperava lineare e serena.

In un mondo lavorativo senza etica dove si è anziani a 30 anni, moribondi a 40 e sepolti a 50, non c’è posto per l’empatia e la compassione malgrado la sincera confessione di Marcel, un gigante bernese, perso in una solitudine incompatibile con la sua ricchezza interiore: “Per me il mio lavoro è come un faro. Il mio modo di concorrere con il mio io in questa vita, e mi crea l’illusione di essere indispensabile per qualcuno. Se perdessi il lavoro… non so, non so. Avrei paura».”

In una Zurigo frenetica, il tempo si ferma, un momento fà forse. Due amici, Marcel e “G” vengono licenziati dalla loro azienda.    

Essere licenziati a 50 anni non dovrebbe essere una condanna ma un’opportunità di proseguire il proprio cammino verso una realizzazione personale in crescendo, invece, il romanzo di Giovanni Ardemagni ci rimanda in modo implacabile alla fragilità di una società mediatizzata, convulsa e sterile di soluzioni appropriate alla grandezza dell’uomo, lasciando i due protagonisti al loro libero arbitrio.

Ed è questo il tema principale del romanzo: cosa decidiamo di fare davanti alle avversità che ci propone la vita: abbandonare il palco, consumarsi di sterili pianti o lottare e ripartire più forti, convinti di non essere marionette manovrate dagli dei Chronos o Ananke.

Giovanni Ardemagni attraverso personaggi toccanti, disperati ma magnificamente unici e uno stile graffiante, pulito, generoso, con una punta di ironia ci rimanda alla nostra propria solitudine davanti alle grandi scelte di vita.

E’ chiara e forte la voce dell’autore che aldilà della tragedia che si compie esalta la magnificenza della vita in tutte le sue venature e lascia una piccola speranza, come il taglio di una tela di Fontana, che ci invita a possibili aperture verso altre vie di fuga.