La storia democristiana di Renzo Patria

di Agostino Pietrasanta

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La storia renzo-patria

Alessandria: Con la scomparsa di Renzo Patria esce di scena un altro tassello alessandrino, e non solo, della vita democratica della “prima Repubblica”; nonostante la sua presenza parlamentare si sia protratta anche negli anni 2001/2006, il registro sostanziale della sua attività trova spazio specifico nella vicenda e nella esperienza della Democrazia Cristiana, nel corso dei due decenni di una crisi che dal 1977 al 1992 hanno marcato il crollo dei grandi partiti popolari protagonisti delle fortune e dei problemi della nazione.

Non era insensibile ai fasti del potere, ma era molto più sensibile alle amicizie sia di appartenenza politica, sia di umanissima e persino rumorosa cordialità. Convinto della scelta democratica/cristiana, ne aveva vissuto i percorsi di una formazione oggi sconosciuta alla classe politica, una formazione che obbligava sul serio al vissuto della gavetta. Funzionava così: attività in associazionismo ecclesiale, equilibrata nel confronto dialettico con le varie opzioni politiche, percorso nelle amministrazioni locali magari anche del piccolo centro rurale e poi una scuola di ragguardevole servizio amministrativo prima di arrivare ai livelli nazionali. Si arrivava preparati, dopo una pratica di coesistenza e di collaborazione anche con gli avversari, mai nemici. Non si arrivava in Parlamento grazie a un consenso raccattato sulla pelle delle angosce popolari, ma con un bagaglio di esperienza politica e amministrativa presupposti di servizio.

Tale il carattere e la presenza sulla scena politica di Renzo Patria. La persona, prima di tutto e il rispetto che faceva della legittimazione dell’avversario la base delle amicizie più avvertite. Si tratta dello spirito che ha reso possibile una dignitosa esperienza democratica del Paese; difficilmente fino al crollo dei partiti politici, si sentiva l’insulto. Lo stile era carattere condiviso da parte di chi sentiva di rappresentare una base popolare, riconoscendone i meriti e moderandone le derive, comprese le cadute che oggi fanno base di consenso populista.

C’è di più. L’amicizia di Renzo Patria, all’interno della vita politica andò ben oltre la fine della cosiddetta “prima Repubblica”. Quando la diaspora dei cattolici democratici portò molte presenze in appartenenze distinte, Patria mantenne con tutti rapporti di appoggio e di consenso addirittura entusiasmante per tutti, perché tutti rimasero suoi amici anche politici; li appoggiò contro attacchi e maldicenze sempre inevitabili a fronte delle diaspore e delle divisioni. Li aiutò perché il bene comune veniva prima, per Lui, dello scontro e della dialettica che la vita politica rende inevitabili.

Un esempio di stile che nei partiti della tradizione repubblicano del secondo dopo guerra e fino allo scorcio del secolo XX era costitutivo dei rapporti pubblici e era costitutivo di tanta parte della storia democristiana.