L’arroganza del baby ciclista e l’atteggiamento diseducativo del padre

di Pier Carlo Lava

Educare i figli sin da piccoli prima che sia troppo tardi.

Alessandria todayAd onor del vero bisogna altresì ricordare che spesso i ciclisti transitano sul marciapiede poiché non hanno altra scelta data la pericolosità delle nostre strade e i pedoni a loro volta transitano sulle piste ciclabili (quando esistono) costringendo i ciclisti  a circolare sulla strada per non investirli e tutto ciò alla fine dimostra che si tratta di una guerra fra “poveri” (ovvero fra i soggetti deboli della strada) e che comunque tutto questo potrebbe essere tranquillamente risolto usando buonsenso, educazione e rispetto reciproco.

Pier Carlo

«Abbiamo lasciato che la neuropsichiatria sostituisse l’educazione e la pedagogia»: è l’allarme lanciato dal celebre pedagogista Daniele Novara nel suo ultimo libro, «Non è colpa dei bambini» (Rizzoli).

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Tutti quelli che appartengono alla vecchia generazione come la signora Carla di cui parleremo in seguito (quella che oggi da certi giovani adulti e non solo in politica, viene considerata obsoleta e da rottamare) da diversi anni si pongono con sempre maggiore preoccupazione una domanda: “che fine ha fatto l’educazione dei figli?”.

I media quasi ogni giorno ci riportano fatti dai quali si evince che l’educazione dei propri figli, che va fatta sin da quando sono piccoli sia ormai diventata quasi un optional e quindi patrimonio di un numero sempre più ristretto di genitori.

Non dobbiamo stupirci se poi bande di ragazzini ancora minorenni ma anche in casi singoli compiono atti assimilabili a gesta di stampo criminale, come bullismo, rapine, piccoli furti, aggressioni a coetanei per rubargli lo smartphone dopo averli malmenanati seriamente, ecc. ecc. .

Imputare questi fatti esclusivamente alla società, alla scuola e agli esempi negativi degli adulti che invece dovrebbero rappresentare un modello positivo è semplicistico e riduttivo oltre che un gravissimo errore, dato che la responsabilità maggiore è invece da imputarsi alla disattenzione o alla scarsa capacità educativa  dei genitori  che spesso preferiscono comperargli un tablet ed evitare così di compiere il loro doveri di padri e madri.

Crediamo pertanto che oltre a tornare ad insegnare l’educazione nelle scuole, a partire dall’asilo, si dovrebbe pensare ad un metodo per insegnare anche ai genitori su come vanno educati i propri figli.

A questo proposito riportiamo di seguito il testo di una breve lettera scritta dalla signora Carla e pubblicata mercoledì 3 luglio 2019 nella rubrica “Specchio dei tempi” de La Stampa – La signora Carla dopo una brutta esperienza scrive:

“Mi riferisco alla lettera del sig. Bianco in data 11 giugno in cui dice che la moglie è stata investita da un ciclista. A me è andata meglio fortunatamente.

Mi trovavo su un marciapiede, quasi all’angolo con una via, quando mi sfreccia davanti a tutta velocità un ragazzino sui 7/8 anni in bicicletta, ovviamente sul marciapiede. Se fossi stata un metro più avanti mi avrebbe investita.

Dopo avermi sorpassata frena di colpo e alle mie rimostranze mi aggredisce verbalmente. gli do semplicemente del maleducato e a quel punto spunta il padre: “La maleducata è lei”. Ai miei tempi in questi casi il padre dava un sonoro ceffone al figlio e chiedeva scusa al malcapitato ma io sono vissuta nella preistoria.

Certo non stupiamoci se poi a 15 anni aggrediscono la gente a sprangate per due euro…” Carla.

I velocipedi, devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono ma mai sul marciapiede che, ex art. 3 del Codice della strada rappresenta la zona destinata al transito esclusivo dei pedoni. Il Codice della Strada prevede delle sanzioni per i ciclisti, questo perché il ciclista che circola sui marciapiedi può arrecare danno a se stesso e agli altri soggetti che circolano sul marciapiede. 

Ad onor del vero bisogna altresì ricordare che spesso i ciclisti transitano sul marciapiede poiché non hanno altra scelta data la pericolosità delle nostre strade e i pedoni a loro volta transitano sulle piste ciclabili (quando esistono) costringendo i ciclisti  a circolare sulla strada per non investirli e tutto ciò alla fine dimostra che si tratta di una guerra fra “poveri” (ovvero fra i soggetti deboli della strada) e che comunque tutto questo potrebbe essere tranquillamente risolto usando buonsenso, educazione e rispetto reciproco.