Quando Natale@@0912201417510797.JPG

di Marina Elettra Maranetto

http://www.cittafutura.al.it/

Una casa tra i campi scabri della pianura coperta dalla prima neve.

La fiamma nel camino stenta a crepitare, assonnata come gli abitanti che muovono i primi rumori d’un placido risveglio: niente affanno lungo le scale, né il caffè in piedi che esce pessimo dalla macchinetta ancora fredda, il pensiero altrove, le chiavi che non si trovano, i saluti affrettati, le porte che sbattono, l’automobile che non parte, l’oppressione incombente del lungo orario di lavoro. E’ Natale e vorremmo crederci… o almeno fare in modo che sia un giorno diverso.

E questa volta diverso lo è.

Non c’è nemmeno l’assillo di mobilitare la cucina di prima mattina per il pranzo di famiglia: siamo tutti invitati. Per me, abituata ai ritmi lenti di vita da singola, non c’è l’imperativo morale di rendermi utile in casa della mia unica prole quale ospite attiva. Posso riprendere il solito abito di gatto di marmo: bere il mio caffè in solitaria con gli occhi ciechi, fumare la prima sublime sigaretta, attardarmi in bagno e impiegare il tempo nel modo migliore che è “perderlo”. 

Bene. Mi presenterò graziosamente per la prima colazione, con un gesto d’attenzione degno della ricorrenza.

Per il gaudio della nuora scavo nelle mobilie argenteria e porcellane, lini di Fiandra e varie tentazioni da peccar di gola a lume di candela, preludio all’armonia di un rituale che si perpetua negli anni: sorprese, abbracci, reciproca emozione nell’amare e sentirsi amati. Non manca nemmeno la colonna sonora di sottofondo che intona canti e sinfonie.

Ci disperdiamo su piani diversi per prepararci al meglio.  Io, che già mi ero portata avanti nel restauro, non ci impiego molto a completarlo. Attenderò in salotto.

Sento il ronzio d’un rasoio elettrico e il ticchettio dei passi della giovane nuora che zampetta sui tacchi alti: non le ho mai visto indossare un paio di pantofole… autentico stupore è il mio per questo tributo costante alla femminilità.

Accendo il televisore ed è un susseguirsi di babbi natali dal mondo, renne cornute e slitte, cori di voci bianche, presepi e comete, luci e riti diversificati, papi e patriarchi. E’ Natale ovunque.  Resto immobile, ipnotizzata, fino a quando, intorno a mezzogiorno, un’idea mi taglia la mente e comincio a saltare da un canale all’altro.

“Strano”, penso “chissà come mai…” e girando qua e là, sempre più spazientita col telecomando, ripercorro l’iter  delle solite immagini , col punto di domanda che ormai giganteggia nel mio cervello.    

 

“Che fai mamma?”, mi distoglie improvvisa la voce dietro di me.

“Che faccio, che faccio… che vuoi che faccia ? Sto cercando il concerto di Capodanno dall’Opera di Vienna !”

“Ah, giaaà… quello diretto da Herbert Von Alzheimer!!”