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UN’ALTRA SOSTA, Antonia Pozzi

di Elvio Bombonato. Alessandria

Appoggiami la testa sulla spalla:
ch’io ti accarezzi con un gesto lento,
come se la mia mano accompagnasse
una lunga invisibile gugliata.
Non sul tuo capo solo: su ogni fronte
che dolga di tormento e di stanchezza
scendono queste mie carezze cieche,
come foglie ingiallite d’autunno
in una pozza che riflette il cielo.

ANTONIA POZZI  (23 aprile 1929)

Una sola strofa di 9 endecasillabi sciolti (non rimati), dedicata a L.B., l’amica del liceo classico “Manzoni” di Milano, Lucia Bozzi (precisazione obbligata). Un inno sommesso all’amicizia; l’invito, enfatizzato dai due punti, e il gesto affettuoso, vivificato dal paragone; immagine fulminante e tuttavia in movimento rallentato.  Gugliata (“quantità di filo che di volta in volta si infila nell’ago per cucire”: Sabatini-Coletti) è la metafora per i capelli dell’amica, che vengono dolcemente accarezzati. Ma dall’amicizia individuale, la Pozzi si rivolge all’amore universale, per la natura, le montagne, i bambini, gli anziani, come le stupende fotografie da lei scattate testimoniano. Chiude la similitudine delle foglie morenti non nel ruscello limpido e allegro, bensì in una pozza. Quando scrisse questa poesia, così tenera morbida femminile, Antonia aveva 17 anni: una vocazione precoce.

foto: https://it.wikipedia.org