Lunga, è troppo lunga questa notte, di Rosaria Maria Sposito

Auguri a tutti!
Lunga, è troppo lunga questa notte. Il freddo e l’umidità mi fanno tremare, tocco il calorifero non va, ma fino al 10 niente soldi e niente bollette pagate.
Sul tavolo gli avanzi della cena, briciole di pane e la vaschetta quasi a metà di formaggio spalmabile, le bucce di un mandarino.
Fa freddo e non ho sonno, apro l’antina alla ricerca del bollitore elettrico, il gas non va, ma magari una camomilla?
Cavoli la bottiglia di Jack, chissà forse, non dovrei, ma peggio di così?
Solo un dito, per scaldarsi, magari mi prende sonno, magari mi lava via la tristezza, come questa pioggia che si fa sempre più insistente.
Un bicchierino non di più.
Nell’appartamento di fianco la coppia si diverte, anche stanotte il cigolio del letto e i gemiti andranno avanti a lungo.
Il fumo della sigaretta mi brucia gli occhi, o forse non è quella.
Mi piace il colore ambrato e il profumo intenso del vecchio Jack, si scalda un po’, la gola, lo stomaco, i pensieri.
Ti ricordi Jack il nostro primo incontro? Si, 15 anni, a casa di Luca, me ne bastò molto meno di questo, per cominciare a scaldare l’ambiente.
Ricordo ancora le sue mani, la sua bocca,la sua pelle e quel calore che mi manca questa sera.
Maledetto Jack, maledetta io. Stasera non c’è verso, non riesco a stare in casa troppo presto per dormire, troppi ricordi. No non riesco a stare sola.
Mi vesto in fretta un filo di trucco l’ombrello e sono fuori.
Accendo la macchina e faccio andare l’aria per spannare i vetri e la mia testa.
Finalmente un po’ di caldo.
Malgrado il lavoro non conosco molto la città, però uno straccio di locale ci sarà e sarà aperto.Eccolo parcheggio e scendo.
Il locale è abbastanza anonimo, ma mi metto ad un tavolino in fondo alla sala.
Arriva una ragazza mi dà un menù.
Ohhhh patatine, chiedo se è troppo tardi per averne un po’, non c’è problema e una birra media.
Patatine, maionese, birra, caldo e musica, stasera sono felice.
Assaporo ogni singola patatina, mi rendo conto dopo un po’ di essere osservata.
Un ragazzo in compagnia di altre tre coppie, ogni tanto mi fissa.
Forse dovrei usare le posate, vizio di merda.
Dopo un po’ me lo ritrovo al tavolo.
“Disturbo?” e ora che gli dico?
Ehm no, ci conosciamo?
Lui mi dice di essere il commesso del minimarket dove vado a fare la spesa, ecco dove l’avevo già visto.
In fondo è simpatico, ordina una birra e dividiamo le patatine.
La serata è piacevole era tanto che non mi divertivo così.
È ora di andare il locale chiude, quasi mi dispiace, ci salutiamo.
Lo vedo avviarsi a piedi entro in macchina, la fortuna è cieca, ma la sfiga è un cecchino.
Tento di avviarla, ma il motorino di accensione rantola e basta.
Merda,merda,merda, mi viene da piangere la pioggia batte sui vetri.Sento bussare. È di nuovo lui.
Non va? No, così sembra.
Ti do un passaggio, mi dice.
Ha un bel viso, lo guardo mentre mi riaccompagna, ma è così giovane.
Si ferma sotto casa, l’aria si fa tesa.
Ti offrirei qualcosa, ma non va il riscaldamento.
Lui mi guarda e poggia la sua mano sulla mia coscia, è calda, come il suo respiro sempre più vicino al mio viso, alla mia bocca.
Non devo, non dovrei, troppo tardi.
Ci baciammo al lungo e le mie e le sue mani erano ovunque.
Non devo, non devo, non posso.
Eppure già siamo in casa, in camera nel letto.
La stanza illuminata solo dal lampione sembra più grande e meno fredda, stanotte non sarà l’unico letto a cigolare.
Lui è forte è vigoroso e dolce nello stesso tempo, malgrado la giovane età ci sa fare.
Lo sento armeggiare, era attrezzato, meno male, nel giro di breve mi porta in paradiso, quello che mi mancava, da tanto, troppo tempo.
E così per un infinito tempo, quanto non lo so, so solo che spossata mi ha preso sonno, fra le sue braccia, che sapevano di sudore e dopobarba.
Così mi sono risvegliata oggi.
Forse ho sognato, forse no. I vestiti umidi e il letto vuoto come al solito.
Dovrei scendere a vedere se c’è o meno la macchina, ma per ora voglio solo stare in questo letto a dormire e sognare un altro po’.

RM