PENTAGRAMMI DI – VERSI, la nuova silloge di Silvia Cozzi

di Pier Carlo Lava

Alessandria today è lieta di presentare ai lettori “PENTAGRAMMI DI – VERSI”, la nuova silloge della Poetessa Silvia Cozzi.

silvia-cozzi

BIOGRAFIA:

Silvia Cozzi è nata a Roma dove risiede e lavora, dal 2018 è segretaria del Circolo Culturale I.P.LA.C. Collabora al blog Alessandriatoday e fa parte di un coro. È autrice di aforismi, brevi racconti e poesie che hanno ottenuto importanti riconoscimenti come il Premio Voci 2017. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni tra cui ricordiamo Padrona di giochi di luce.

ESTRATTO

Non ha contorni il viso,

sbiadito ormai dal logorio del tempo.

Le mani … però, le ricordo bene;

dal tocco delicato, appassionato.

Le dita si muovevano sul piano

suonando tristi accordi. Ma che strano,

le note intrise di disperazione

scuotevano in singulti anche il mio cuore

in un’affinità che squarcia dentro e unisce

nell’incanto di un momento.

Il vento soffia forte questa notte,

sbatte le ante della mia finestra.

Solo le mani … questo è quel che resta.

DESCRIZIONE DELLA RACCOLTA

Giuseppe Cerbino afferma «La caratteristica principale che salta subito agli occhi della poesia “metrica” di Silvia Cozzi è l’assenza di “maniera”, ossia l’assenza di modi e stilemi obsoleti che spesso incancreniscono la versificazione. La scrittura di Silvia Cozzi mira, invece, alla naturalezza e alla spontaneità dell’espressione. I sentimenti cantati sono quelli di sempre; quelli di una quotidianità vitale e luminosa. Un inno alla vita senza enigmi».

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Silvia Cozzi

PENTAGRAMMI DI-VERSI

A chi ha capito che la mia poesia poteva trovare armonie diverse e mi ha tenuto per mano e accompagnata nel mio percorso nel mondo della metrica

Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l’uomo non può cantare.

VLADIMIR JANKÉLÉVITCH

Prefazione

Una chiave di lettura affatto pertinente per questa silloge di Silvia Cozzi ci è fornita, già ad apertura di libro, dal titolo medesimo, che è più che esplicito nell’alludere alla musica – non solo, è ovvio, come tema esteriore (una lirica, del resto, è dedicata puntualmente al jazz), ma come elemento intrinseco e caratterizzante di questa poesia.

Musica – voglio dire – come ritmo e come eufonia, come cadenza regolare e come sapiente alternanza degli accenti nell’intrecciarsi di rime e di assonanze: musica insomma come diretta espressione delle leggi metriche che governano da sempre la poesia italiana e che in qualche modo sono sopravvissute al dominio, da inizio Novecento in poi, del così detto verso libero.

Quella di Silvia Cozzi, in effetti, è e vuole essere una poesia “metrica”, una poesia, cioè, tesa a testimoniare, pur nella varietà delle soluzioni formali, una programmatica fedeltà al canone metrico tradizionale. Basta pensare, per un verso, alla fitta presenza in questi testi dello schema del sonetto, cioè di quella che rimane ancor oggi la forma più emblematica e più immediatamente riconoscibile di tale canone, e per un altro verso alla “consistenza” pur sempre metrica anche dei componimenti più “liberi” della silloge, nei quali regna sovrano ancora l’endecasillabo (accanto ad altri versi comunque canonici), non senza l’immancabile presenza di rime e di assonanze.

Occorre tuttavia precisare, a scanso di fraintendere in modo grossolano il valore di questo libro, che non ci troviamo di fronte a una mera esibizione di forme metriche tradizionali, quasi che nella loro abile ma tutto sommato inattuale riproposizione si esaurisse il senso dell’impegno poetico dell’autrice. Qui, in effetti, gli schemi metrici, nella loro varietà e pluralità, non si presentano come una parata museale di forme antiquate, ma rimandano piuttosto a uno spazio di originale e talora personalissima sperimentazione, dove si gioca il tentativo, sempre rinnovato, ora con più ora con meno successo, di far corrispondere ai diversi contenuti lirici le forme espressive più adeguate. E così anche gli schemi più originali sembrano in ultimo giustificati da questa intima corrispondenza fra sentimento ed esito metrico:

 

anche, ad esempio, un sonetto – se ancora può essere considerato tale – di quartine di novenari e terzine di doppi senari non appare in ultimo come una costruzione artificiosa, ma come la naturale articolazione ritmico-musicale in due “tempi” di uno stato d’animo che va mutando dall’inizio alla fine della poesia.

Per tale via la forma metrica finisce col perdere qualunque residua “aura” di nobiltà o di sacralità museale, trasformandosi, più modestamente ma anche più efficacemente, in uno strumento adeguato a esprimere stati d’animo e sentimenti di tipo – vorrei dire – “crepuscolare”: sogni d’amore e delusioni affettive, malinconie e speranze, nostalgie e ricordi. Tutto un mondo lirico legato alla vita quotidiana di una donna di oggi che viene raccontato in termini quasi diaristici, con una lievità incantevole e insieme con una grande varietà di toni e di accenti.

È inevitabile allora – ed è, a mio parere, uno dei pregi più significativi della poesia di Silvia Cozzi – che la frizione fra lo schema metrico da una parte e questo contenuto di umile ma vivace umanità dall’altra produca nel discorso poetico uno scintillio, in genere appena dissimulato, di sottile e come velata ironia, quasi che la poetessa non riuscisse, esprimendosi in versi così misurati precisamente da rime e ritmi cadenzati, a trattenere suo malgrado un leggerissimo sorriso – un’ironia e un sorriso che non possono non far pensare a uno dei poeti di riferimento di Silvia Cozzi (accanto al ben più “serioso” Pascoli), cioè a Guido Gozzano.

Giangiacomo Amoretti

POESIE

Solo le mani

Non ha contorni il viso,

sbiadito ormai dal logorio del tempo.

Le mani … però, le ricordo bene;

dal tocco delicato, appassionato.

Le dita si muovevano sul piano

suonando tristi accordi. Ma che strano,

le note intrise di disperazione

scuotevano in singulti anche il mio cuore

in un’affinità che squarcia dentro e unisce

nell’incanto di un momento.

Il vento soffia forte questa notte,

sbatte le ante della mia finestra.

Solo le mani … questo è quel che resta.

***

Sospiri

Sospiri di momenti già passati

squarci di vita, attimi rubati,

al tempo che inclemente li consuma

donando senso e forma a un’avventura

che ci conduce a lidi da esplorare

in cerca di bellezza e di calore

quando la nebbia rende opaco il sole

e nulla ci sorprende.

Ma commuove la

luna che tra nubi di mistero,

rende prezioso un cupo e sporco cielo

al quale rivolgiamo il nostro sguardo

per scorgere frammenti di coraggio.

***

Vorrei

Vorrei riuscire, a volte,

a pronunciare facili parole

che non so dire

e giacciono confuse

nei tanti versi scritti alla rinfusa

in metrica perfetta.

Ma dentro la mia testa,

ho sempre molto chiaro quel concetto

che ormai ho letto e riletto

in una storia tanto immaginata,

che per inerzia e per esitazione,

semplicemente non si è mai avverata.

AUTORE: Silvia Cozzi TITOLO: Pentagrammi di-versi © 2019 – CONTROLUNA

ISBN: 9788885791824 PAGINE: 72 PREZZO: 9,90 euro